19 lug 2010

(Il Giardino dell'Eden)


Come d’improvviso sentire i suoi pugni ricadere nelle mani.
Quelle che si aprirono a riceverlo e che poi si chiusero, serrandosi per sempre.
Come avere addosso il vuoto e voler scappare dal senso d’inutilità che questa vita ci regala.
"Facile" trovare appoggio in un inutile sogno che riaffiora, sprofonda e poi ancor riemerge,
Sentir sostegno nel rimembrar amori svenduti alla notte "assente" che di noi ha reso in bilico.
"Toccante" custodire il peso di questo lungo viaggio dove ho portato con me te, sempre.
Come bagaglio di speranza, come folla nella solitudine,
Come bagliore dirompente ad indicare la smarrita via.
Ma senza te il mio calendario non avrebbe giorni,
i miei occhi non sarebbero velati dalla gioia e dal pianto
i sorrisi non avrebbero senso, i sogni fantasia.
Aspettavo la tua bocca pronta a ricucirmi le verità a stento trattenute.
Attendevo il tuo respiro a ridarmi voce, le tue dita a togliermi le spine, il tuo seme a ridar vita al fiore.
Sa di pace la follia fatta a brandelli,
Sa di cuore questo salto, danza, incede lento e poi vorace
dona grazia nei respiri... affonda
E vorrei annegare in questo mare,
cadere dentro questo baratro ed essere accolta dalle tue mani, giunte a stringermi.
Come veder riemergere ogni Tutto, e cercarlo, ritrovandolo ancor puro come fu.
Chiamalo amore, non porta nessun altro nome se non il tuo.

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