25 giu 2010

Trilussa Er congresso de li cavalli


Er congresso de li cavalli
Un giorno li Cavalli,
stufi de fa’ er Servizzio,
tennero un gran comizzio de protesta.
Prima parlò er Cavallo d’un caretto:
...“Compagni! Si ve séte messi in testa
de mijorà la classe,
bisogna arivortasse a li padroni.
Finora semo stati troppo boni
sotto le stanghe de la borghesia!
Famo un complotto! Questo qui è er momento
d’arubbaje la mano e fasse sotto!
Morte ar cocchiere! Evviva l’anarchia!”.
“Colleghi, annate piano: -
strillò un polledro giovane
d’un principe romano -
ché se scoppiasse la rivoluzzione
io resterebbe in mezzo a un vicoletto
perché m’ammazzerebbero er padrone.
Sarà mejo, piuttosto,
de presentà un proggetto ne la quale…”.
“Odia micchi, gras tibbi, è naturale! -
disse un morello che da ventun’anno
stracinava el landò d’un cardinale. -
Ma se ce fusse un po’ de religgione
e Sant’Antonio nostro c’esaudisse…”.
L’Omo, che intese, disse: “Va benone!
Fintanto che ’sti poveri Cavalli
vanno così d’accordo
io faccio er sordo e seguito a frustalli!”.

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