26 mag 2010

L’uguaglianza CLAUDIO POMPI


L’uguaglianza esiste solo nelle virtù di chi è morto, se ci fate caso sono stati tutti buoni, onesti e probi. Non troverete mai scritto “Qui riposa finalmente un uomo che in vita ne ha fatte di tutti i colori” “Esempio di egoismo massimo, ineguagliabile nullafacente, lasciò questo mondo tra il giubilo di chi per anni sperò che il suo decesso avvenisse prima. No, sono stati tutti ottimi padri, mariti esemplari, menti illuminate, probi lavoratori, pieni di amore e di pietà cristiana. Tutti, indistintamente, hanno vissuto nella grazia del Signore. A cinquantasei anni, credo di avere avuto modo di vedere qualcuno morire e per come ho avuto modo di conoscerlo in vita più di uno non aveva condotto una esistenza così cristallina. Tanto è vero che andando a deporre un fiore più in ricordo della nostra giovinezza passata insieme che per altro, ho trovato questo genere di frasi. Per un momento ho pensato di aver sbagliato fornetto, poi ho capito che era proprio lui. Se volete sapere fino a che punto arriva l’ipocrisia andate al cimitero, è l’enciclopedia per eccellenza nel suo genere. Non sono esenti le donne, anche loro madri esemplari esempi di virtù e abnegazione, spose fedeli. Non troverete mai una che si sia prostituita, eppure la prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo, possibile che non siano mai morte? È vero che “una mela” al giorno toglie il medico di torno, ma anche il becchino? Niente da fare! Al cimitero non trovi traccia poiché sulle lapidi trovi scritto solo pregi e virtù. Non trovi traccia di madri che hanno abbandonato i propri figli. Tutte madri che hanno dedicato l’esistenza terrena alla prole. E allora sotto quelle umili croci, semplici lapidi dove oltre al nome e alle date non c’è scritto nulla chi giace? Forse ladri, assassini, prostitute, imbroglioni, madri snaturate, gente che è meglio dimenticare che ricordare. No. Gente che ha attraversato la vita come tutti noi e che di quel che dicono i posteri, nel bene e nel male, non può importare nulla perché nulla erano e nulla sono tornati ad essere. La morte non va presa sul serio ma neppure presa in giro con l’ipocrisia. Quello che vediamo nei nostri cimiteri sono monumenti alla nostra falsità, a noi stessi. Se abbiamo amato qualcuno e lo vogliamo ricordare non abbiamo bisogno di frasi scolpite nel marmo, lo portiamo nel cuore e non abbiamo bisogno di far sapere quanto importante fosse a chi vi entra. Bisognerebbe ricordare che lì ci sono solo dei poveri resti e basta. Il posto dove coltivare il ricordo, portarne avanti l’esempio è in chi resta.

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