27 mag 2010
Bartali aiutò centinaia di ebrei" Il campione fiorentino potrebbe diventare un "Giusto" d'Israele: avviata la pratica
Ho sempre amato il ciclismo seppur le ultime vicende(doping)ha fatto diminuire il mio interesse...Però Gino l'ho sempre ammirato!!Un atleta fuoriclasse,un uomo di grande forza di volontà,un vero e proprio ambasciatore dell'Italia all'estero..A contraddistinguerlo non erano solo le doti sportive ma anche le grandi qualità umane....Ginettaccio,come veniva chiamato,un campione che vinse tutto.Celebre la sua "amicizia-rivalità" con l'altro grande campione del ciclismo italiano,Fausto Coppi.Durante la guerra Bartali aiutò molti rifugiati ebrei,trasportandone,nascosti dentro la sua bicicletta,documenti e foto tessere affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla loro fuga: per questo nel 2005 l'allora Presidente Ciampi gli conferì la medaglia d'oro al merito civile per aver salvato circa 800 cittadini ebrei.Il suo trionfo al Tour de France nel 1948 secondo molti, contribuì a stemperare la tensione in seguito all'attentato di cui fu vittima il segretario del Pci Palmiro Togliatti, avvenimento che aveva provocato una tensione sociale tale da rischiare di sfociare in una guerra civile....
DA REPPUBBLICA di oggi:
Gino Bartali potrebbe entrare a far parte dei "Giusti" del museo israeliano dell'Olocausto. Il campione di ciclismo ha salvato centinaia di ebrei italiani e proprio in questi giorni è arrivato allo Yad Vashem di Gerusalemme un prima testimonianza dell'impegno del suo impegno. La storica Sara Funaro da tempo sta lavorando sull'impegno di Bartali a favore di alcune centinaia di perseguitati ma fino ad ora non aveva avuto riscontri diretti. A riferire l'esistenza della nuova testimonianza è il bollettino dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, ventilando appunto la possibilità che un domani Gino Bartali possa trovare posto tra i "Giusti" del museo israeliano dell'Olocausto.
La testimonianza è a firma di Giulia Donati, fiorentina residente in Israele, la quale ha ricordato in una memoria inviata allo Yad Vashem che il ciclista avrebbe aiutato la sua famiglia recapitando, nascosti nel sellino e nel manubrio della sua bicicletta, documenti falsificati. Secondo quanto risulta dalle ricerche della Funaro, il ciclista avrebbe approfittato dei suoi giri di allenamento tra Toscana e Umbria per fare la sua parte in una rete di salvataggio che aiutò a scampare al massacro circa 800 ebrei, con base al convento di suore di san Quirico.
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