29 mag 2010

29 Maggio 1985 Heysel




Questa è la storia di un bambino di 9 anni e una sfrenata e incontrollabile passione per il calcio e per la Juventus.Una passione smodata che non lo fa pranzare o cenare quando c’è una partita,che rende le sue domeniche spesso cariche d’ansia, d’attesa e poi di una gioia irrefrenabile o di un’enorme tristezza.Un bambino un po’ eccessivo.Per questo il babbo spesso cerca di distrarlo,(con la sua passione la Pesca) di fargli amare altre cose,ma non ci prova più di tanto visto l'impossibilità nell'intento...Dunque il padre gli permette di lasciarsi andare mentre guarda in TV o ascolta alla radio le partite della sua Juventus.E poi questa sera nulla può distogliere il bimbo dalla televisione!!Il bimbo quella sera mangia poco,è molto eccitato,in attesa dell’inizio della partita.È la finale della Coppa dei Campioni,l’unica coppa europea che la Juve non ha ancora vinto,la coppa più prestigiosa,che la squadra insegue da anni,dopo aver perduto ben due finali:nel 1973 e nel 1983.Il bimbo è impaziente di vedere i suoi eroi,con la maglia a strisce bianco-nere,scendere in campo.Perché questa volta è sicuro che vincerà la Juve:quella coppa non può sempre essere stregata.Anche se l’avversario,il Liverpool,è uno squadrone,composto da giocatori fortissimi,esperti.Quel giorno con i compagni di scuola non si è parlato d’altro che di calcio,TUTTOSPORT è stato il compagno fedele del giorno.Il bimbo ha in testa solo la Juve,stasera,il divertimento,il pallone,l’emozione,il cuore che batte in attesa della partita. Manca poco alla partita, sono quasi le sette e mezza.Il bimbo è impaziente. La Tv trasmette in diretta dallo stadio di Bruxelles,lo stadio Heysel. È il 29 maggio 1985.Il bimbo è davanti la Tv,ma capisce subito che c’è qualcosa che non va.Perché il telecronista fa commenti strani,quasi preoccupanti..dice che sta succedendo qualcosa, qualcosa di brutto.Il bimbo guarda e non capisce,i suoi occhi non sanno ancora distinguere bene il “brutto”,soprattutto quando si tratta di una partita di pallone,cioè di qualcosa che per lui è il massimo della bellezza,del divertimento.
 Eppure in quello stadio belga qualcosa di brutto dev’essere successo davvero.Il telecronista,Pizzul,non racconta la partita(che dovrebbe essere già cominciata),ma parla di incidenti;le immagini della Tv riprendono una curva piena di bandiere bianco-nere.Ma non sventolano affatto;il bimbo vede che i tifosi della Juve corrono, scappano,sembrano delle formiche che fuggono davanti a un gigante.Alcuni scappano verso il campo di gioco,ma ci sono poliziotti a cavallo che li bloccano,li manganellano;altri corrono verso altri tifosi,che però hanno le bandiere rosse,sono quelli del Liverpool...

Il bimbo non capisce,ricorda di aver letto su TUTTOSPORT che tra i tifosi inglesi ce ne sono alcuni molto cattivi,tremendi,chiamati “hooligan”.. non sa cosa significa questa parola,però,ora che li vede in azione,capisce che sono tifosi molto cattivi e violenti...Poi il telecronista dice che la partita non può iniziare:forse è rinviata,forse sospesa perché ci sono tanti feriti,qualcuno anche grave.Feriti gravi?Allo stadio? Il bimbo non ci crede.Poi vede in Tv i giocatori della Juve in campo.Ma non sono lì per giocare:hanno la tuta addosso e parlano con i tifosi.Il bimbo riconosce Platini, Tacconi, Bonini, Scirea:tanti tifosi stanno attorno a loro,li abbracciano,li salutano,ma c’è anche qualcuno che piange, he quasi li prega…
Ma non si gioca allora?Sono le otto e mezzo ormai.Nessuno dice nulla in Tv.Poi, più tardi,il bimbo vede che ci sono tifosi con le bandiere e le sciarpe della Juve che sembrano accatastati l’uno sopra l’altro.Il babbo è sconvolto, dice che sono aggrappati a un palo di ferro,che saranno centinaia,che presto il muretto che confina con quel palo crollerà.Molti tifosi sono scappati verso quel muro per sfuggire ai tifosi del Liverpool:ma ora sono tutti ammassati,schiacciati.In Tv si vedono alcune facce:c’è chi ha i baffi,chi gli occhiali,i visi sono sconvolti.Si vede un uomo con una giacca blu sospeso nel vuoto:ha le gambe in mezzo alla folla, il corpo sul vuoto,ed è aggrappato disperatamente al palo di ferro… poi succede che tutti vengono giù,non si capisce bene,il telecronista dice che deve essere crollato il muretto.Si vedono tifosi cadere,altri tifosi correre sopra di loro,scappare, calpestare i corpi,i maglioni,i pantaloni degli altri e fuggire,liberi finalmente, verso il campo,verso la pista d’atletica.
Il bimbo ha una strana paura.L’emozione per la finale di Coppa dei Campioni è svanita.
Ha visto quelle facce,quelle persone schiacciate contro quel muro,poi le ha viste cadere tutte insieme,a centinaia una sopra l’altra.Forse si sono salvate, si sono tolte dalla calca.Non si sa,perché il telecronista non dice nulla,le immagini della Tv inquadrano diversi settori dello stadio.Sono ormai quasi le nove.La Tv continua a dire che ci sono feriti gravi,forse “molto” gravi.Intanto il bimbo vede che ci sono poliziotti a cavallo davanti alla curva degli juventini, quella che è crollata. E poi vede tante ambulanze andare e venire, sembra una “guerra” dice il babbo...
Poi la notizia attesa:la partita si giocherà,l’Uefa, che organizza la finale,dice che se non si gioca succede il finimondo.E il bimbo ha di nuovo un sussulto d’emozione,perché ora la Juve scende in campo e bisogna tifare,vincere quella coppa. Però non è contento come altre volte,quando vedeva le partite…Alle 21.15 comincia la partita,con un’ora abbondante di ritardo.Il bimbo vede i suoi eroi,recita a memoria la formazione della sua squadra,di quella fortissima Juventus piena di italiani campioni del mondo e di quel poeta del pallone di nome Platini.Il bimbo non pensa ad altro,se non alla partita.Il cuore batte forte.Ma il telecronista non alza la voce quando c’è un’azione pericolosa,né sembra raccontare una partita; il tono della sua voce è monocorde,mesto.Spesso non parla della partita,ma delle notizie che arrivano dallo stadio,dagli ospedali di Bruxelles.Dice che fuori dallo stadio sono state montate alcune tende dove sono curati i feriti più gravi.Poi dice che sente continuamente sirene di ambulanze.Poi dice che forse c’è stato un morto tra i tifosi italiani;il bimbo non ci crede, il padre è sconvolto,nemmeno lui ci crede.Ma perché il padre è così sconvolto? Non conosciamo nessuno che è andato a Bruxelles.Il bimbo non capisce bene…Il primo tempo scivola via,zero a zero.Ma il Liverpool è forte,il bimbo freme,ha paura,perché la Juventus soffre,ha rischiato di prendere più volte il gol,non ha attaccato molto.Ci manca pure di perdere anche questa finale! Inizia il secondo tempo e la Juve sembra più intraprendente.Finalmente i suoi campioni si sono svegliati e Platini comincia a pennellare poesia con i piedi.La partita è combattuta,coinvolgente,ma il telecronista non sembra accorgersene: dice che forse c’è più di un morto,che le autorità belghe non diffondono notizie attendibili,che certe cose non possono succedere in uno stadio.Il bimbo non ascolta più:vede un pallone lanciato da Platini,vede Boniek che corre verso la porta del Liverpool, da solo.Poi però cade:l’arbitro fischia il rigore.Platini segna,esulta, il bimbo è felice,corre per la casa pieno di gioia.La partita riprende e quelli del Liverpool sembrano indemoniati:attaccano con forza,vogliono pareggiare,Tacconi para tutto,è il migliore in campo.Alla fine la Juve vince,la Coppa dei Campioni prende la strada di Torino.Il bimbo ha seguito con il cuore in gola il secondo tempo e al fischio finale può liberare la sua gioia.Non sta più nella pelle. Il padre invece ha la faccia triste, ma non dice nulla al bimbo,lo lascia sfogare.Forse,quando sarà più grande,capirà, e lui gli spiegherà la tragedia che si è consumata allo stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985.Ma stasera il padre vuole fare sognare suo figlio ancora un po’....


Una colpa che pesa per tutti
di Gianni Brera
Ero venuto come tantissimi altri per assistere e in certo modo prendere parte alla celebrazione di una grande festa di sport. Sono letteralmente sconvolto dall'orrore. Confesso che, per un momento, mi sono rampollate dall'animo tutte le rabbie che a me giovane avevano instillato i politici del nostro paese, non meno caro che disgraziato (allora). Poi, a mia volta, mi sono sentito in colpa. Voci spaventose giungevano dall' antistadio, dove gli impreparatissimi belgi avevano apprestato un pronto soccorso. Chi riferiva di dieci, poi di diciotto, infine di trenta, e adesso addirittura di quarantuno morti, e forse non è finita. Purtroppo, quasi tutti nostri connazionali, che il terrore aveva spinto a cercare salvezza calpestando chiunque incontrasse nella disperata fuga. Tra quella parte di tribuna occupata da una minoranza di italiani e da una folla preponderante di liverpoolesi, tre sparuti impotenti poliziotti belgi. Eccitati dall' odio, di cui si conoscono capaci come pochi al mondo, e ancora dall'alcol, di cui sono tragicamente avidi fino all'incontinenza più smaccata, non meno di cento mascalzoni si sono scatenati lanciando mattoni sassi e bottiglie. Il fuggi fuggi è stato accorante.
La polizia belga è giunta sempre più in forze ma, ahimè, troppo tardi. Ormai l'attesa festa era bruttata da un eccidio senza precedenti in questa parte civile d' Europa. Mentre tento di esprimere la mia mortificazione di uomo di sport, i superstiti dell'immonda mattanza passano ciascuno a raccontare la propria storia, piena di orrore e degna di umana pietà. Lo stadio, il caro ma obsoleto Heysel, è come gravato da una cappa di angoscia. E' inevitabile pensare a quello che incombe su tutti buoni e malvagi, che si erano illusi di celebrare una festa: come far sgomberare lo stadio da due moltitudini fra loro ostili fino all' odio più acre ed esasperato? Gli italiani hanno a lungo insultato i poliziotti belgi troppo inferiori al loro compito: il minimo insulto era "buffoni!": ma adesso mi chiedo in quali disperate ambasce si trovano le autorità di Bruxelles. Sono presenti almeno quindicimila italiani e altrettanti inglesi. Cosa sarà di loro, se si troveranno soli ad affrontare lo sfollamento? Se non ci fosse aria di tragedia, verrebbe fatto di ricordare come per eccessi di molto inferiori a questo è stato proibito da noi il gioco del calcio nel secolo XVI… L' imbarazzo sfiora il rimorso in tutti noi che allo sport credevamo come all' antidoto più puro e sincero della guerra. Così come siamo caduti, la voglia è di mandare tutti al diavolo. Se vogliamo prenderci a calci, stiamo a casa nostra. E si vergognino quei popoli che, atteggiandosi a civili, mandano per il mondo questi mascalzoni efferati e ahimè più volte recidivi nei loro eccessi delittuosi. Alle 21,40 inizia una partita che alcuni bene informati dicono finta. Questo per consentire alle forze dell' esercito acquartierate in Bruxelles di preparare due vie di ritirata e quindi di sfollamento per i gruppi nemici. A quel punto siamo giunti. Poiché si gioca, mi tocca guardare.

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