Il debutto di Vasco Rossi è un bel disco; a metà strada tra psichedelia acustica e rock cantautorale, racconta con uguale trasporto di ragazze difficili, di amori finiti o che stanno per finire, di sogni e anche di sociale. "Silvia" e "Tu che dormivi piano" sono dolci e straniati quadretti onirici di un mondo, quello femminile, che il (quasi) giovane Vasco cerca di capire tra riverberi e arpeggi acustici; sull'altro versante, è sferzante l'ironia sociale di "Ambarabaciccicoccò", e l'amara rassegnazione della sua controparte arrabbiata, "Ed il tempo crea eroi", country all'italiana al gusto di incazzatura proletaria. E poi c'è "Jenny e pazza", sette minuti di malinconia, ballata psichedelica con lungo assolo finale di moog à la Pfm che racconta un'altra storia dura,di incomprensione e disagio.
Il successivo Non siamo mica gli americani (1979), uscito per la Carosello, replica la stessa formula, con qualche apertura in più verso un rock sanguigno e chitarristico, e dei toni marcatamente più salaci. E' un'altra buona prova, forse superiore alla precedente, e rispetto a essa molto più "acida" dal punto di vista testuale: lo si intuisce fin dalla copertina, con una bandiera a stelle e strisce... bianca rossa e verde, e dalle memorabili "Fegato fegato spappolato" e "(per quello che ho da fare) Faccio il militare", inni allo scazzo più totale e patrimonio di una generazione, quella che esce dagli anni 70 e si avvicina agli 80, che ha perso ogni riferimento e ogni ideale e si è ritrovata a fare i conti con la propria individualità e il proprio individualismo, sospesi tra il sarcasmo indirizzato verso la mentalità bigotta e provinciale dell'italietta conservatrice e il nichilismo di versi come "La sera che arriva non è mai diversa dalla sera prima/ ... ci vuol qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda/ e non importa se domani mi dovrò svegliare ancora con quel gusto in bocca". Ma se con questo disco il Rossi comincia a farsi notare, è soprattutto grazie a uno degli episodi più rock e al tempo stesso più dolci dell'album, un altro esempio di canzone-analisi su quel mondo femminile che Vasco osserva stupito: quell'"Albachiara" che di lì a qualche anno diventerà un inno da stadio facendo del rocker di Zocca un mito della musica popolare italiana.
Il terzo album è del 1980 e si intitola Colpa d'Alfredo. Il "personaggio Vasco" sta cominciando a formarsi, via via allontanandosi dall'immagine del giovane ingenuo, un po' scontroso e arrabbiato, per dare vita a quella del rocker politicamente scorretto, strafottente e straviziato. La traccia che da il titolo racconta una storia di donne - sempre meno ragazzine innocenti o difficili e sempre più troie e di ragazzi di colore nell'interland modenese: quantomeno grottesco,di certo mai sentito in Italia.
Per l'epoca è un bel pugno nello stomaco,ma il Rossi si può ancora permettere di cantare tutto quello che gli passa per la testa senza avvertire il peso che di lì a qualche anno comporterà l'essere diventato un mito per le giovani generazioni. Per il resto, il disco è equamente diviso tra numeri rock talvolta davvero duri ("Asilo Republic" è hardcore-punk allo stato brado) con testi ironici o nonsense ("Alibi" su tutte, dall'atmosfera allucinata) e ballate strappalacrime (la dolcissima "Anima fragile" per voce e pianoforte, la trasognata "Tropico del Cancro" ispirata alla letteratura beat).
Il disco ottiene un grande successo, complici alcune stroncature da parte della critica: memorabile quella di Nantas Salvalaggio, dopo un'apparizione televisiva: "Vasco Rossi... Per descriverlo , mi ci vorrebbe la penna di un Grosz, di un Maccari: un bell'ebete, anzi un ebete piuttosto bruttino, malfermo sulle gambe, con gli occhiali fumè dello zombie, dell'alcolizzato , del drogato "fatto" [...] Gente della Tv, della stampa, del governo, ma quando faremo un'indagine seria, un calcolo approssimativo, di tutti i giovani che si sono "fatti", che si sono procurati un passaporto per l'altro mondo, sulle orme dei cantori dell'eroina, come quel tale Lou Reed, che a Milano si pronuncia giustamente Lùrid?". Il nostro ormai richiama discrete folle nei suoi concerti, in cui è supportato dalla Steve Rogers Band di Massimo Riva e Maurizio Solieri. Ma è col disco successivo, Siamo solo noi (1981), che il nome di Vasco Rossi comincia davvero a essere sulla bocca di tutti, quantomeno dei giovani rockettari: sempre più virato verso l'hard-rock, sia nei pezzi più duri che nelle ballate, il disco bissa il successo del precedente, grazie alla potenza della title track, anthem generazionale per cori da stadio con alcuni tra i versi più immediati e coinvolgenti del nostro, dichiarazione di guerra alla vita borghese ("Siamo solo noi/ che non abbiamo più rispetto per niente, neanche per la mente/ Siamo solo noi/ che non abbiamo più niente da dire, sappiamo solo vomitare/ Siamo solo noi/ quelli che ormai non credono più a niente, e vi fregano sempre").
Con il lavoro successivo, il Rossi tenta il grande salto. Vado al massimo (1982), questo il titolo dell'album, è anche il titolo della canzone, un reggae sbilenco con refrain rock e testo completamente privo di senso, con cui il nostro si presenta, barcollante (davvero ubriaco o attore calato nella parte?), sul palco del tempio della canzone(tta) italiana, il Festival di Sanremo. Si classifica ultimo - dopo un esordientissimo Zucchero - come è giusto che sia; l'obbiettivo è comunque raggiunto, Vasco Rossi esce dalla nicchia dell'artista di culto, ora tutti sanno che c'è in circolazione questo personaggio poco raccomandabile da cui tenere lontani i propri figli. Va detto che Vado al massimo è uno dei dischi più belli di Vasco: abbandonate momentaneamente le eccessive ruvidezze hard-rock a favore di pezzi più "commerciali" ma mai troppo ruffiani, con testi al solito ironici e dissacranti quando non apertamente provocatori ("Splendida giornata" oltre alla title track), contiene anche alcune ballate davvero riuscite ("Canzone", commovente nella sua aria di rassegnata malinconia, "La noia" e "Ogni volta")
Il Rossi torna a Sanremo l'anno dopo, stavolta con un lentone che diventerà il suo inno più famoso (in Riviera andrà ancora male: penultimo, ma Vasco si aggiudicherà il Festivalbar). Tratta dal nuovo Lp Bollicine, "Vita spericolata" non ha bisogno di presentazioni; i suoi versi più celebri, "Voglio una vita maleducata/ voglio una vita come Steve McQueen/ voglio una vita che se ne frega/ che se ne frega di tutto sì", celebrazione del nichilismo di provincia di questo ragazzotto cresciuto a punk e oratorio, diventano patrimonio comune di chi negli scintillanti anni 80 ormai in pieno corso fa fatica a sentirsi a proprio agio (e la title-track fa riferimento a uno dei simboli della nuova generazione, la Coca-Cola dei paninari... anche se forse a voler essere maliziosi qualche doppio senso si trova). E poco importa se il buon Vasco, considerato ormai "il" rocker italiano, nei vizi e nei lustrini di questi anni 80 ci sta comodamente sprofondando; è il personaggio che conta, è la sua figura ancora magra e sbattuta, che si presenta sui palchi di tutta Italia con magliette sdrucite, look da tossico di strada (come sono lontani i futuri agghindamenti da pagliaccio...), capelli incolti e occhiali da sole anche di notte, aggrappato all'asta del microfono a urlarci dentro i suoi versi, spesso stridenti nella loro intimità rivelatrice del carattere fragile dell'uomo con l'immagine strafottente del personaggio (esemplare "Una canzone per te").
L'irruenza di questi concerti viene immortalata in un disco davvero bello, il live Va bene, va bene così (1984), che contiene oltre al nuovo lentone d'atmosfera che dà il titolo al lavoro (ancora una storia difficile, ancora un amore-non amore da trascinare con malinconia e rassegnazione), otto brani tra i più rappresentativi di questa prima parte di carriera del Rossi, suonati con grinta e passione da una band al massimo delle sue possibilità. Lo spettacolo è davvero hard-rocking, le chitarre la fanno da padrone e Vasco urla come un dannato... Da questo momento in poi qualcosa comincia a incrinarsi. Evento scatenante è l'arresto del nostro per possesso di stupefacenti (sì, proprio la coca di "Bollicine"); Vasco sembra essersi spinto troppo in là e decide di darsi una ripulita (anche perché siamo pur sempre in Italia, essere drogati qui non è mai stato cool - e comunque 22 giorni di galera non fanno bene a nessuno). Cosa succede in città (1985) vira sul pop-rock da classifica, con una giusta dose di ritmiche funk e le immancabili due o tre ballatone vecchio stile; grazie anche ai testi, forse per l'ultima volta più divertiti e ironici che altro ("Ti taglio la gola" è in questo senso davvero un capolavoro), l'album è comunque piacevole, ma già si sente la mancanza di quella grinta e di quella strafottenza che avevano caratterizzato la produzione del Rossi negli anni appena trascorsi.E il successivo C'è chi dice no (1987) conferma la tendenza: aumenta il numero di brani riflessivi (invero forse i più riusciti, tra cui l'opener "Vivere una favola" e la ballata "Ridere di te"), compaiono per la prima volta testi pessimisti e cupi, le tastiere atmosferiche diventano padrone del campo.
Vasco si lascia definitivamente alle spalle il passato da giovane rocker incazzoso e indossa, guardare la foto di copertina per credere, i panni del cantautore introverso, che passa da riflessioni più o meno riuscite su non ben specificati mali oscuri che ammorbano il mondo ad agrodolci pensieri sul tempo che passa, con poche puntate verso il rock che fu ("Lunedì", quantomeno divertente, ma anche l'inutile "Blasco Rossi").Poi Liberi liberi (1989) nato successivamente al "divorzio" dal produttore Guido Elmi e dalla Steve Rogers Band, segna una nuova svolta nella carriera di Rossi che cambia anche casa discografica e passa alla multinazionale Emi Music. Anche a questo album fa seguito una oceanica tournée, che suggerisce a Vasco la pubblicazione di "Fronte del palco", nel 1990, primo doppio album live con un inedito "Guarda dove vai" e home video record di vendite
Dello stesso anno sono i "mitici" concerti di Milano - San Siro 75 mila spettatori, e Roma - Flaminio 45 mila persone, per un totale record di 110.000 fan. Un evento che gli porta un premio a "Vota la voce" per il migliore tour e da cui proviene la pubblicazione del live "10.7.90 San Siro" . Da allora i suoi concerti – una vera e propria festa per i fans – diventano concerti da stadio e San Siro viene ribattezzato la Scala del Rock.
Il 1994 è l’anno di "Senza parole", canzone che Vasco incide solo per l’airplay radiofonico e viene regalata esclusivamente agli abbonati della rivista "Il Blasco".Nel 1995 a san Siro un solo concerto epico per oltre 100000 persone: "Rock sotto l'assedio" , contro la guerra e in solidarietà con le popolazioni della ex Jugoslavia, che vivono sotto l’assedio delle bombe. Vasco conferma un successo ormai già consolidato e la sua versione di "Generale" di De Gregori diventa un cult.
Il successivo album, "Nessun pericolo per te", pubblicato nel 1996, continua ad esprimere l'alto livello artistico raggiunto da Vasco. "Nessun pericolo per te" dà luogo a un lungo tour in Italia e in Europa.Nel settembre dello stesso anno Roman Polanski firma la regia del video "Gli angeli", che viene presentato, fuori concorso, al Festival del Cinema di Venezia ed è anche il primo video in Italia ad essere trasmesso via internet. Vasco è di fatto il primo artista a mettere in rete un video.
Nel 1997 Vasco inaugura l’era dei raduni festivalieri in Italia con il Neapolis Rock Festival che si svolge a Bagnoli, nella ex area Italsider. Una marea di gente assiste al concerto che si conclude con "Vita spericolata" cantata insieme con i 99 Posse.E ancora nel 1997 esce il suo primo libro "Diario di bordo del Capitano" (Mondadori) che diventa best seller con 105.000 copie vendute.Il 1998 segna un nuovo record con l’inaugurazione del "rock da autodromo": indimenticabile il bagno di folla a Imola dove, davanti a 130 mila spettatori, Vasco canta il suo nuovo album, "Canzoni per me", e raggiunge il primato di più grande concerto italiano di tutti i tempi.
Il 1999 è l’anno di "Rewind", doppio cd live che contiene il "mitico" concerto di Imola e che genera un tour di grande successo con 700.000 e più biglietti venduti.Il tour parte con un concerto a sorpresa per gli iscritti al fan club all’Alcatraz di Milano.Lo stesso anno Vasco riceve anche il prestigioso premio Lunezia dalle mani di Fernanda Pivano che, per prima, lo definisce "poeta del rock".Alla vigilia del Rewind tour, il 31 maggio 1999, muore Massimo Riva, lo storico chitarrista che lascerà un vuoto incolmabile. Alla fine di quell’ anno, Vasco incide "La fine del millennio" dedicando diritti e proventi alla neonata Associazione Massimo Riva.L’ultima apparizione di Massimo Riva dal vivo, al concerto del 1 Maggio 1999 e in televisione al Festivalbar pochi giorni prima i morire.Il 12 Marzo 2000, a un anno dalla scomparsa di Fabrizio de Andrè, Vasco partecipa alla serata "per gli ultimi" organizzata dalla Fondazione de Andrè al Teatro Carlo Felice di Genova e interpreta "Amico fragile", esibizione che rimane unica.
Il 2001 è l’anno di "Stupido Hotel", che si piazza appena uscito al primo posto delle classifiche ed è il disco più venduto dell’anno. Eccezionale il tour per stadi con oltre 750.000 paganti: per la seconda volta Vasco partecipa all’Heineken Jammin’ Festival all’autodromo di Imola dove lo aspettano stavolta 150.000 persone; All’Olimpico di Roma, concesso per intero, lo aspettano invece in 84.000 fans.L’album rappresenta la svolta stilistica di Vasco che diventa sempre più essenziale nella scrittura delle sue canzoni.Il 22 novembre 2002 esce "TRACKS", doppio cd antologico, che in un solo mese batte il record di vendite (oltre 700.000 copie) di un anno intero ed è disco dell’anno 2002. Raccoglie 10 anni di canzoni "vissute", 24 brani dal 1989 al 2001, tra queste "Generale", un omaggio a Francesco De Gregori, eseguita una sola volta da Vasco, a S.Siro, durante i due concerti " Rock sotto l’Assedio" del 1995, "Ogni volta" nuovamente interpretata in sala di incisione e e "Se è vero o no", rimasto fuori dall’album ‘Gli spari sopra’..Appena uscito, l’album entra direttamente al primo posto della Hit Parade e ci rimane per ben 10 settimane.E’ la terza antologia live, dopo "Fronte del palco" del 1990 e "Rewind" del 1998."Tracks" in dvd contiene tutti i clip musicali girati, un estratto dell’ultimo "Stupido Hotel" live tour, un home video, con quasi gli stessi contenuti e, per la prima volta in supporto superaudio cd (che si può leggere su un cd normale).L’antologia dara’ origine nel 2003 ai concerti evento VASCO A S. SIRO ’03 : tre memorabili concerti, 4,5 e 8 luglio per 250.000 fans, record internazionale di presenze.Durante il concerto Vasco indossa una maglietta con su una foglia di marijuana e la scritta "Legalize" che susciterà scalpore e s-bigottimento.
Nel 2004 esce "BUONI O CATTIVI", 12 canzoni inedite, nate in due anni, registrato tra Bologna e Los Angeles. Rock e sperimentazione, anche d’azzardo. Qualche compiacimento, come il pezzo "Rock’n roll show"il suo stile, già essenziale nella scrittura, è sempre più minimalista. Le sue sono macchie di colore rock, colpiscono direttamente allo stomaco.La sua musica si evolve con suoni sempre più internazionali ma è tutto legato da un solo filo conduttore: se stesso.La canzone "Un senso" che chiude l’album diventa la colonna sonora del film "Non ti muovere" di Sergio Castellitto, tratto dall’omonimo libro di Margaret Mazzantini.Il tour che parte da Latina il 30 Maggio 2004 vede ancora una volta Vasco protagonista dell’anno per il più alto numero di biglietti e dischi venduti.
Il 25 settembre 2004 Vasco regala un concerto ai fan e sceglie Catanzaro per esibirsi di fronte a 400.000 persone che rimangono fino alla fine nonostante la pioggia.
All’inizio del 2007 esce solo per internet il brano "Basta poco" seguito da "La Compagnia" (di Battisti) la sua quarta cover in assoluto.Nel 2008 esce il suo 15esimo album di inediti, "Il MONDO CHE VORREI" che rimane in classifica per oltre un anno e mezzo.L’album, realizzato a Los Angeles, si avvale della collaborazione del mitico Slash, alla chitarra nel brano "Gioca con me".
Vasco ’08 in tour determina un nuovo record: doppi concerti e doppi sold out nei più grandi stadi.Tra questi, l’Olimpico a Roma, il Delle Alpi a Torino e S Siro a Milano.Il 21 giugno si esibisce al Parco San Giuliano di Venezia per l’ultima edizione dell’Heineken Jammin’ Festival.La richiesta di biglietti è tale da generare una seconda tranche di concerti nel mese di settemre ’08.
A fine anno secondo i dati SIAE Vasco detiene il primato della musica dal vivo grazie al record di presenze registrato nelle 18 date del tour ’08.20 i dischi di platino per" Il mondo che vorrei" che nel marzo 2009 esce in Dvd – "Il mondo che vorrei Live"- e diventa poi il titolo del Concerto del 1 Maggio 2009, a Roma, cui Vasco partecipa esibendosi per oltre un’ora di concerto.
Nel 2009 è ancora e sempre protagonista della scena musicale con la pubblicazione di "Ad ogni costo" , l’edizione italiana – testo originale - di "Creep" dei Radiohead che Vasco presenta in anteprima durante il tour "Europe Indoor Live" che parte il 6 ottobre 2009 e terminerà nel 2010.
Vasco al "chiuso" è un evento imperdibile per i fan che si precipitano a prenotarsi in una data qualsiasi: un vero trionfo, le prime 15 date si chiudono con 6 concerti consecutivi a Caserta, Palamaggiò stra- esaurito.Vasco Rossi è autore dei testi di tutte le sue canzoni
Il 6 febbraio viene pubblicato il singolo "Eh già" del nuovo album "Vivere o Niente" in uscita il 29 marzo 2011. Il 23 maggio 2011, Vivere o Niente ottiene il discodi diamante (oltre 300 mila copie vendute)
Per le musiche si avvale soprattutto della collaborazione di Tullio Ferro e di Gaetano Curreri. Della ‘combriccola’ di autori (di cui faceva parte Massimo Riva) fanno anche parte Roberto Casini, Maurizio Solieri e Guido Elmi.Tutti i suoi album sono prodotti con Guido Elmi (meno i primi due e "Liberi Liberi")Curiosità: le canzoni "Jenny" e "Silvia" sono interamente scritte da Vasco, testo e musica, anche s tra gli autori compare ufficialmente Stefano Scandolara perché fu lui a contattare la Borgatti, l’etichetta che pubblicò il 45 giri.Un atro personaggio chiave è Alan Taylor, un chitarrista inglese che gli fece firmare il suo primo contratto con una casa discografica nazionale, la Saar. Taylor possedeva una Martin acustica, la chitarra per eccellenza, un sogno per chi ama quello strumento ma anche molto costosa. Pur di averla Vasco gli offrì il 50% di tutti i diritti d’autore dell’album "Ma cosa vuoi che sia una canzone" e Alan Taylor (che figura come produttore dei primi album) gliela diede. Ancora oggi Vasco è convinto di aver fatto un buon affare…Buon compleanno Vasco
(info da Vasco rossi.net-Ondarock Wikipedia)
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