A proposito di questo leggevo ieri che la vita media in Italia è arrivata a 79 anni per i maschi.E quindi ho pensato:porca miseria...io verso per 42 anni dei contributi,(per qualcuno ancora di più),un bel deposito nel tempo.Provate a calcolare quanto è con interessi composti e con quali risultati per la possibilità di investimenti nel tempo… Poi tutto questo ben di dio me lo restituiscono in un arco di tempo che va dai 67 anni a 79 ann,cioè in 12 anni i versamenti di oltre 42 anni,chissà quale corposa pensione!Come mai,poi l’assegno pensionistico,non arriva che a una percentuale molto bassa rispetto allo stipendio degli ultimi anni? E ancora come mai mi ci fanno pure pagare sopra le tasse?Allora mi chiedo che cosa si attinge da questa quota del mio stipendio accantonato per quando non avrò più le forze per lavorare? Scopro che da questo si prendono i danari per la cassa integrazione,per gli assegni familiari,per il welfare. Cioè da questi fondi si prendono i danari per la GIUSTA assistenza di chi non ha possibilità di vivere decentemente.Succede così anche in Germania, per esempio, dove esiste un welfare serio e generale? No! Il welfare è preso dalla tassazione generale…
Allora non raccontiamo balle:le modalità in Italia sono tali per cui si tassa il lavoro,poi si preleva dall’accantonamento pensionistico prelevato dal lavoro, insomma si paga sempre e non si “guadagna” mai. Poi mi viene un altro dubbio: se a forza di sottrarre danaro dall’accantonamento pensionistico (42 anni contro 12 !!!) si finisce per non avere più una pensione accettabile allora significa che per non vivere gli ultimi anni come accattoni,si dovrà fare una pensione integrativa,casomai rinunciando (investendo?) sul TFR (liquidazione), (altri soldi accantonati per la vecchiaia),e per farli rendere li mettiamo su fondi gestiti da banche e assicurazioni,che fanno investimenti finanziari,che sono sottoposti ai giochi di borsa,lla mercè degli “speculatori”,allora ditemi se voi capite? Secondo voi chi ci guadagna? Secondo voi dov’è la fregatura? Chi è il soggetto tutelato?
Brutta gente(Rita Pani)
Oggi siamo tutti negri, a volte ci sentiamo tutti rom, altre volte abbiamo avuto la fortuna di sentirci tutti operai, bambine violate, americani o afghani. Dipende da chi muore, dipende da come muore. Di solito ci sentiamo uguali nella diversità, quando è la morte ad imporcelo.È comprensibile, perché la vita è difficile più della morte in questo periodo storico che sta diventando un’epoca, troppo lunga da sopportare. E la storia viene da lontano, e si ripropone sempre uguale quando non viene più insegnata nelle scuole; non nei licei dove le coscienze teoricamente dovrebbero essere già formate, ma nelle scuole elementari, dove si preferisce insegnare che a Natale – ma solo a Natale – siamo tutti più buoni, e il profitto nello studio (di cosa?) sarà quantificabile con un bel regalo, un premio, un oggetto, un vizio in più.Oggi siamo negri, perché ieri un fascista ne ha ucciso tre, in un gesto che – non ci casco – non ha nulla di folle. Semmai è lucido e ragionato, un gesto pensato, magari a lungo accarezzato, perché in questa Italia è permesso essere un eroe anche così. Uccidendo l’innocente, colpevole di non essere italiano. E nemmeno questo è vero, perché se non si ha un negro a portata di mano, c’è sempre un utile diverso sul quale riversare il fascismo che avanza.
Si è ucciso il fascista, e son curiosa di sapere se avrà il conforto religioso all’atto della sua sepoltura. Il gusto un po’ cinico di rimarcare a me stessa le ipocrisie di questa vita rincorsa, più che vissuta. Forse lo avrà il suo funerale, ma nascosto agli occhi di chi guarda, in un angolo scuro di un alba, o all’ora tarda di una giornata qualunque, quando fa freddo ed è meglio star in casa.Oggi sentiamo il dovere morale di essere negri tra i negri, e lo si legge sui commenti dei giornali: ne ricordo uno – emblematico – che iniziava con l’ingiustizia, e concludeva con un “vendevano le loro cose e non facevano male a nessuno.” Perché mai ricordarci che un commerciante ambulante “non nuoceva”? Ah già! Perché era sì un ambulante, ma africano.Viene da lontano l’etichetta da apporre al genere umano. Viene da anni e anni di istigazione al razzismo fatta forse a cuor leggero dall’ignoranza divulgata a mezzo stampa. Da quando sugli articoli di cronaca nera viene sempre specificata la razza d’appartenenza; da quando si comprende che il malfattore, il violentatore, il padre incestuoso o l’assassino è un italiano, solo perché non specificata altra etnia.
Un po’ come quei giornali che nelle didascalie delle foto dei vip tengono a precisare il segno zodiacale.Non abbiamo tempo per essere negri tutti i giorni, siamo troppo impegnati a sopravviverci, a conservarci integri nonostante tutto, a fare a pugni con le nostre coscienze e con le nostre responsabilità. L’altro giorno in una scuola media di Caserta, una professoressa ha dato ad una bimba un voto inferiore a quel che meritava. Alla richiesta dell’alunna sulla motivazione del voto, la professoressa ha risposto: “Perché tu sei nera.” (La scuola ha aperto un’indagine.)Il razzismo che si vede ci fa inorridire, quello che non vogliamo vedere è quello che dovrebbe preoccuparci di più. Quello per esempio che impone di rendere tutti uguali i diversi, quello che tende a far scordare l’unica appartenenza al genere umano.Che brutta gente siamo diventati.
Nessun commento:
Posta un commento