6 ott 2011

Lawrence Felinghetti "La poesia"

La poesia è la notizia dalle frontiere della coscienza. La poesia è quello che invocheremmo svegliandoci in una selva oscura nel mezzo del cammin di nostra vita. Una poesia è uno specchio che cammina lungo una strada alta piena di piaceri visivi. La poesia è la foglia metallica agitata dall’immaginazione, dovrebbe splendere all’esterno e quasi accecarti, è il sole trascorrente nelle maglie del mattino, è notti in bianco e bocche di desiderio, è fatta di aloni che si dissolvono negli oceani del suono, è la lingua di strada di angeli e diavoli, è un divano di cantori ciechi che hanno messo via i bastoni da passeggio. Una poesia dovrebbe innalzarsi all’estasi da qualche parte fra discorso e canto. Una poesia deve cantare e volare via con te oppure è un’anatra morta con un’anima di prosa. La poesia è l’anarchia dei sensi che dà senso. La poesia è tutte le cose nate con ali che cantano. Come un vaso di rose una poesia non dovrebbe essere spiegata. La poesia è una voce di dissenso contro lo spreco di parole e la folle pletora della stampa, è ciò che esiste tra le righe, è fatta con le sillabe dei sogni, è grida lontane lontane su una spiaggia quando si fa sera, è un faro che muove il suo megafono sul mare, è una foto della mamma col suo reggipetto che guarda fuori dalla finestra in un giardino segreto, è un arabo che porta tappeti colorati e gabbie per uccelli lungo le strade di una grande metropoli. Una poesia può essere fatta di comuni ingredienti casalinghi. Sta bene su una sola pagina e tuttavia può riempire un mondo, e sta bene nella tasca del cuore. La poesia è un cantore di strada che salva i gatti randagi dell’amore. La poesia è un pensiero da guanciale dopo il rapporto, è la distillazione di animali articolati che si chiamano gli uni con gli altri attraverso un grande golfo, è il frammento pulsante della vita interna, una musica che non si inceppa, è il dialogo delle nude statue, è il suono dell’estate nella pioggia e di gente che ride dietro a imposte chiuse in un vicolo di notte, è una lampadina spoglia in un albergo per i senza dimora che illumina una nudità di menti e cuori. Lasciate che il poeta sia un animale che canta, diventato ruffiano per un re anarchico. La poesia è l’incomparabile intelligenza lirica impiegata ad agire su cinquantasette varietà di esperienze. La poesia è una casa alta che riecheggia con tutte le voci che abbiano mai detto, qualcosa di folle o meraviglioso La poesia è un attacco sovversivo sul linguaggio dimenticato dell’inconscio collettivo. La poesia è un vero canarino in una miniera di carbone, e sappiamo perché l’uccellino in gabbia canta. La poesia è l’ombra gettata dalle nostre immaginazioni di luci da strada, è la voce della Quarta Persona Singolare, è la voce dentro alla voce della tartaruga, è la faccia dietro alla faccia della razza. La poesia è fatta di pensieri notturni. Se può strapparsi via dall’illusione non sarà ripudiata prima dell’alba. La poesia è fatta evaporando la risata liquida della giovinezza. La poesia è un libro di luce di notte che diffonde nuvole di non sapere. Ode il sussurro degli elefanti e vede quanti angeli danzano sulla capocchia di uno spillo, è un ronzio, un lamento, una risata, un singhiozzo all’alba, una risatina matta è la Gestalt finale dell’immaginazione. La poesia dovrebbe essere emozione ricomposta insieme nell’emozione. Le parole sono fossili viventi. Il poeta dovrebbe rimettere insieme la bestia vivente e farla cantare, un poeta è grande solo quanto il suo orecchio, un male davvero se questo è di latta. La poesia è la rivolta perpetua contro il silenzio, l’esilio e l’inganno. Il poeta è un barbaro sovversivo alle porte della città che sfida costantemente il nostro status quo, è il magistrale ontologo che mette costantemente in discussione la realtà e la reinventa. Ricava bevande mescolando i liquori insani dell’immaginazione ed è sempre sorpreso che mai nessuno balbetti. Dovrebbe essere un oscuro abbaiatore davanti alle tende dell’esistenza. La poesia è quello che si può udire dalle botole che riecheggiano in alto, l’uscita antincendio di Dante. La poesia è religione. La religione è poesia, è il ronzio delle falene mentre girano intorno alla fiamma, è una barca di legno, ormeggiata nell’ombra sotto un salice piangente, nell’ansa di un fiume. La poesia non è tutta eroina, cavalli e Rimbaud,è anche le preghiere impotenti dei passeggeri dell’aereo che allacciano le cinture di sicurezza per l’atterraggio finale. La poesia è il vero argomento della grande prosa. Dice l’indicibile emette il sospiro inesprimibile del cuore. Ogni poesia è una pazzia momentanea, e l’irreale è realista. Una poesia dovrebbe ancora essere un bussare che insorge alla porta dell’ignoto.

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