22 lug 2011

IO VOGLIO CHE VOI VI INCAZZIATE....SVEGLIA ITALIANI!!!!

Lo dirò sempre che ogni individuo nel popolo italiano cerca sempre di crearsi nel suo IO il suo piccolo rifugio surreale solo per negare a se stesso tutto quello che sta realmente accadendo,e quello che probabilmente capiterà ,allontalandosi in qualche modo da un futuro molto vicino.Mi auguro sempre che i sogni degli italiani, un pò disperati,si trasformino sempre in realtà e tutto quello che ho scritto sia solo una mia fantasia totalmente errata,ma ho un pò il dubbio che un giorno posdatato non tanto lontano
ci sia realmente il rischio di ritrovarci col sedere per terra(lo abbiamo già), come i passeri quando cadono giù dal nido e si rendono conto che non sono capaci del tutto di volare e devono però affrontare il resto della realtà.
Spesso ho usato nei miei post la parola "svegliatevi" in qualche modo ci ho provato, ma serve a ben poco perchè c'è troppo egoismo c'è troppa voglia di protagonismo sopratutto nei social network e qui scusate apro una parentesi personale noto che spesso si commenta senza neppure leggere i testi,si legge il titolo e da lì si giudica tutto,non voglio fare polemica ci mancherebbe dico questo perchè qualcuno ha frainteso il mio post d'ieri,nessun problema ho sempre rispettato l'opinione altrui,mi è sempre piaciuto la citazione di  Voltaire che diceva :"non condivido la tua opinione ma darei la vita purchè la potessi esprimere liberamente" però proprio per questo vorrei essere giudicato per quello che scrivo non per quelle che non ho mai detto.Sono tutti bravissimi nel fare commenti,(scusate professori se troverete errori nel mio testo,io non sono perfetto)ma pochi hanno il coraggio di esprimere le proprie opinioni in pubblico,sono bravi solo a criticare e scappare...

Tornando al pezzo,quello che ci deve meravigliare è il comportamento dei nativi di questo Paese. In ogni parte del mondo gli abitanti insorgono contro i delinquenti che devastano le loro città ma noi no. Noi li lasciamo fare quasi si trattasse di una catastrofe naturale, quasi che questa classe politica sia una maledizione o una fattura impossibile da scongiurare e ce ne stiamo in disparte in attesa della fine. Se al posto dei moderni italiani ci fossero gli uomini della caverne, combatterebbero con le pietre anche contro i dinosauri.Ma noi siamo superiori,siamo un popolo civile e pacifico e non possiamo ribellarci usando la violenza,possiamo solo pregarli di ucciderci senza farci soffrire troppo e come i martiri, illudiamoci di trovare nell'aldilà un popolo  a servire noi..
E proprio vero ogni paese ha i rappresentanti che si merita,noi abbiamo questi che non sono politici ma imbroglioni,si intendono di politica come un contadino di fisica nucleare,per cui faremmo meno danni se li pagassimo a vuoto per stare seduti a giocare a scopa che cercare di farli lavorare,sono proprio come il carbone: acceso brucia e spento tinge. Dove posano i piedi non cresce più erba.Sono entrati in politica per arricchirsi e se ne fregano che non ci capiscono niente e provocano disastri, le loro mani sono artigli nati per sradicare non per seminare quindi, di che ci meravigliamo se in una ventina di anni hanno fatto terra bruciata del nostro Paese? Il loro scopo lo hanno raggiunto si sono arricchiti tutti, chi più chi meno lasciando macerie dietro di loro. Non funziona più niente, l'Italia una repubblica fondata sul lavoro, non ha più lavoro. Gli italiani ripudiano la guerra e ne abbiamo tre in corso. La legge è uguale per tutti e i delinquenti veri non si possono toccare per via dell'immunità. Ci può essere ancora qualcosa che ci possa meravigliare? Forse la vendita dei monumenti! Ancora a fare questo non sono arrivati. Ma và tutto bene!!!
Questa finanziaria affosserà anche il Pil(Il Manifesto)
Per le persone normali un debito deve essere rimborsato. Le banche al momento della concessione del prestito valutano la capacità di pagamento sulla base del reddito annuale della famiglia interessata. Il flusso di reddito è considerato come un dato; se fosse saltuario una banca seria non concederebbe il prestito. La famiglia potrà ottenerlo da società finanziarie non bancarie le quali applicheranno un saggio di interesse maggiorato dal rischio di default.È sbagliato però estendere lo stesso ragionamento al debito statale perché esso si rapporta all'insieme dell'economia. Partendo da un rapporto iniziale tra debito pubblico (numeratore) e reddito nazionale (denominatore), il rientro dal debito dipende dall'espansione del denominatore rispetto al numeratore, una volta noto il saggio di interesse. Per tutto il 2010 Grecia e Irlanda hanno effettuato tagli mostruosi al bilancio pubblico ritrovandosi con un debito accresciuto. I tagli alla spesa, alle pensioni e i licenziamenti nel pubblico impiego hanno fatto crollare il reddito nazionale. La caduta del Pil (il denominatore) ha pertanto impedito di ottenere un aumento delle entrate fiscali compatibile con la manovra di rientro dal debito. Man mano che l'operazione falliva aumentava il saggio di interesse di rischio (spread) sui buoni pubblici greci aggravando sia il debito che il bilancio corrente. Ne consegue una verità lapalissiana: ridurre il numeratore, il debito, riduce anche e maggiormente il reddito nazionale, cioè il denominatore.L'Italia è in marcia su questa strada visto che l'export non riesce a sollevare l'economia dalla melma.
Quindi la manovra appena varata agirà molto negativamente sul Pil, seguita da altre oltre i livelli di sopportazione della cittadinanza.A prescindere dall'uscita dalla stagnazione in corso, può un'economia con un alto debito pubblico evitare il ciclo infernale del marasma finanziario causato dell'aumento del saggio di interesse di rischio sui titoli cui si risponde con dosi crescenti di austerità?Prendiamo il caso del Giappone. Tokyo è in stagnazione da due decenni e ha accumulato enormi capacità produttive eccedentarie. Dal 1993 il governo ha fatto di tutto per sostenere le varie componenti del capitale nipponico senza riuscire a rilanciare l'economia. Anche per il Giappone i conti esteri, sebbene siano positivi, non costituiscono più una soluzione. Tuttavia il fatto che il debito pubblico giapponese abbia raggiunto il 210% del Pil (l'Italia è al 120%) non si accompagna ad impennate nel saggio di interesse sui bond di Tokyo.L'anno scorso le agenzie di rating emisero un avviso di rischio senza che vi fosse alcun effetto sui tassi applicati ai titoli giapponesi che continuano a essere fissati a un livello minimo rapportato allo 0,3% della Bank of Japan. Esaurite le spinte dei rilanci varati nel 2009/10 quest'anno il Pil scenderà nuovamente di circa l'1% mentre il deficit è al 9%. I mercati dovrebbero essere pieni di adrenalina nipponica. Invece si sostiene che la calma del mercato dei titoli di Tokyo è dovuta al fatto che essi sono per il 95% detenuti da entità giapponesi.Anche l'85% dei titoli italiani è in mani italiane. In Giappone però la Bank of Japan e il Tesoro operano di concerto. Il primo emette buoni a basso tasso di interesse e la seconda li compera. Inoltre, dato il sistema feudal-capitalistico del Giappone, Tokyo «consiglia» alle banche private di acquistare i titoli pubblici a rendimenti effimeri. La chiusura del circuito finanziario tramite l'alleanza tra Bank of Japan e Tesoro neutralizza la volatilità dei prodotti derivati (CDS) abbinati ai titoli pubblici.
In Italia invece gli spread aumentano perché i mercati sanno che il sistema dell'euro conferisce ai mercati privati il rifinanziamento del debito. Anche se l'85% dei titoli è in mani italiane il circuito si spezza in rapporto ai CDS ubicati ovunque che entrano in fibrillazione. Quindi la differenza cruciale tra l'Italia e il Giappone, e anche tra l'Italia e gli Usa se innalzano il tetto del debito, sta nella separazione totale tra le due braccia della politica economica, quella fiscale del Tesoro e quella monetaria della Banca Centrale con il dominio della seconda sulla prima.La separazione è solo apparentemente vincolante. È il prodotto dei rapporti tra la Germania e la Francia e l'esperienza del 2003-4 e del 2008-9 ha dimostrato che quando non conviene sia Berlino che Parigi sono pronte a liberarsi dei vincoli. In teoria potrebbe farlo anche l'Italia. Però nell'assetto attuale, perfetto per le politiche di deflazione sociale, pensionistica e salariale, non esiste la possibilità di trovare una soluzione se non attraverso un deciso scontro sociale che cambi i termini e le priorità di riferimento.

3 commenti:

(^_^) ha detto...

Vallo a dire a Spider truman che in FB sta lavorando per far conoscere tutte le porcherie dei nostri cari ministri, della tv non più pubblica (o forse non lo é mai stata). Ti consiglio di dargli una sbirciatina.
Buon fine settimana

ANAM ha detto...

Ciao Lilly,si ho fià visto...grazie!!! Buon fine settimana a te

Unknown ha detto...

Quanto hai appena scritto rispecchia la realtà, però in merito a questa questione vorrei dire che al cospetto di tutto ciò, possiamo anche fare l'impensabile, ma non cambierà mai nulla!
Si parla di casta, di soldi, di finanza e di PIL, in poche parole di che si parla??di aria fritta!
Coem disse Della Valle poco tempo fa in tv..chi produce denaro in italia, chi aiuta il paese: colui che ogni mattina si alza per andare al lavoro nei campi e produrre beni o qualche genio della finanza che con 4 mosse ti decide l'andamento di questa o quella cosa?
La finanza è un grande problema, noi ogni giorno produciamo ma quello che produciamo ha un valore che è dettato dalla finanza..
Poi si arriva al PIL..il famoso prodotto interno lordo che non bada al benessere del cittadino, non bada a nulla, bada solo ad essere positivo e per far si che sia positivo, quest'ultimo richiede sacrifici che ci stanno riportando all'epoca preistorica, ad essere schiavi con la convinzione che bisogna fare sacrifici per produrre di piu ed essere competitivi..le colpe loro le hanno ma molto spesso siamo anche noi che non sappiamo quello che facciamo.
Sono contento che sempre piu blogger (come te) mettano in risalto questi temi, il cambiamento deve avvenire prima dentro di noi (perche il problema siamo noi, x mantenere un livello di vita agiato accettiamo tutto anche che ci calpestino) e poi di tutto il resto della gente.