7 mag 2011

PEPPINO IMPASTATO 05/01/1948 -09/05/1978

Il 9 maggio del 1978 è una data che molti associano al ritrovamento del cadavere dell'onorevole Aldo Moro,ucciso dalle Brigate Rosse.Ma è anche il giorno in cui fu ucciso a Cinisi,vicino a Palermo, Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino.Sono passati ormai 33 anni da quella triste notte tra l'8 e il 9 maggio in cui gli uomini di Tano Badalamenti,sotto suo ordine,decisero di tappare la bocca per sempre a Peppino Impastato facendolo saltare in aria.Un uomo scomodo per tutti quelli che non sanno nemmeno cosa sia la legalità.Un uomo libero che faceva del suo pensiero la sua missione giornaliera: un pensiero fatto di legalità e giustizia.Faceva informazione vera,andava oltre le maschere e cercava la verità in quelle vie nascoste dove tutto era marcio dai politici alla gente comune vie nascoste dove la mafia era normalità,dove nessun delitto indignava,così come i traffici di droga e gli interessi dei politici di Cinisi,dove vigeva il silenzio rassegnato della gente comune che rimaneva sorda e cieca di fronte a tutto.Peppino Impastato guardava oltre le apparenze,ascoltava oltre il rumore del silenzio,e parlava senza peli sulla lingua,denunciava soprusi e magagne,rifiutando a 360° quella montagna di merda chiamata Mafia, di cui la sua famiglia faceva parte.Lui credeva in futuro migliore ma sapeva benissimo che un giorno lo avrebbero ucciso;non furono solo i mafiosi di Tano Badalamenti ad ucciderlo,ma fu anche il silenzio che rimbombava a Cinisi.Subito dopo la sua morte,fu ucciso una seconda volta da tutti quelli che parlarono di suicidio e non di omicidio,da tutti quelli che parlarono di atto terroristico.Solo grazie al fratello Giovanni alla madre Felicia, ai compagni di militanza e al centro siciliano di documentazione,fu possibile riaprire le indagini che portarono,soltanto nel 2002, alla condanna all’ergastolo nei confronti di Tano Badalamenti come mandante dell’omicidio.In fondo non c’erano dubbi sulla matrice mafiosa del suo omicidio,era chiaro quanto fosse stato scomodo Peppino per i mafiosi, la cui perfidia e astuzia aveva approfittato del periodo "caldo" del terrorismo italiano per infangarne la memoria.
Ma Peppino era già un eroe da vivo,e nessun depistaggio avrebbe cancellato la sua vita per la legalità.Da allora un pò di cose sono cambiate grazie ai sacrifici di tanti altri giudici,commissari, uomini di stato e uomini qualunque che hanno combattuto la mafia pagando con la propria vita.Anche la mafia è cambiata in tutti questi anni, e anche se non uccide più fisicamente,continua in modo silenzioso ad uccidere la dignità di tutte quelle persone che vivono nella legalità,oscurando la bella Sicilia(ma anche tutto il paese) con la cappa nera del clientelismo,del pizzo,dei ricatti,degli appalti e dei preseunti contatti con lo Stato...Un modo di operare che è ancora più pericoloso poichè emerge un sostanziale "annidamento" dentro le tane più impensabili del nostro paese.Però Peppino Impastato è stato un importantissimo esempio per gli anni che lo hanno seguito, ed è anche grazie a lui che di lotta alla mafia se ne parla di più rispetto a quando era difficile pronunciarne la parola.E’ un peccato quindi che in tutto questo tempo esista ancora quella mentalità mafiosa che rende la mafia stessa un fenomeno sempre più difficile da debellare, perchè è nella mentalità mafiosa che si creano nuovi stereotipi e nuovi idoli;è proprio nella mentalità della gente che dovrebbe nascere il vero rifiuto verso questa dolorosa piaga,e fin quando esisterà una determinata mentalità mafiosa, Peppino Impastato sarà ammazzato ancora una volta puntualmente e insieme a lui tutte le altre vittime di mafia.Quindi è necessario, affinchè il suo sacrificio non sia vano,vivere di legalità ogni giorno, rifiutando la mafia e tutto ciò che ruota attorno ad essa...soltanto così potremo sperare in un futuro migliore per il nostro paese,perchè con la mafia, l futuro non esiste e non è mai esistito.Però ho speranza vedo tante associazioni come "Addio pizzo" Libera ecc movimenti di giovani che hanno la voglia e la volonta di ribellarsi ed è grazie anche all'esempio di  Peppino se questa bella gioventù, di questa terra straordinaria non piega la schiena,non si gira da un'altra parte per non vedere,che grida la propria indignazione davanti all'ingiustizia,che anche in politica non ama i calcoli e gli opportunismi,che sogna un presente e un futuro diverso e migliore e che per la realizzazione di questo ideale è pronta a sacrificare persino la propria esistenza... Questo post è per ricordare che nonostante tutto e nonostante i 33 anni trascorsi la voce di Peppino è ancora viva ed è mescolata alla voce di quanti si rimboccano le maniche e si espongono in prima persona contro la Mafia e per la libertà di informare,con la stessa ironica e sfrontata spregiudicatezza!! LA MAFIA E' UNA MONTAGNA DI MERDA...


BIOGRAFIA
Giuseppe impastato nasce a Cinisi in provincia di Palermo il 5 gennaio1948, da una famiglia mafiosa.Il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista,e lo zio e gli altri parenti erano mafiosi. Ancora ragazzo,rompe con il padre, che lo caccia di casa,e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.
Nel 1965 fonda il giornalino L’idea socialista e aderisce al PSIUP.Dal 1968 in poi partecipa,con ruolo di dirigente,alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra.Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi,degli edili e dei disoccupati.Nel 1975 costituisce il gruppo Musica a cultura e nel 1976 fonda Radio Aut,emittente libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini,e in primo luogo del capomafia Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto.Il programma più seguito era Onda pazza,trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici..
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali.Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quell’anno, nel corso della campagna elettorale,con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia Pochi giorni dopo,in occasione della consultazione elettorale, i cittadini di Cinisi,scrivendo il suo nome tra le preferenze, riescono ad eleggerlo,simbolicamente al Consiglio comunale.Stampa,forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima,del suicidio
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Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia e dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo,nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato proprio a Giuseppe,viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo,sulla base delle indicazioni del Consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza,firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto,attribuito però ad ignoti.Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato,nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti,indicando come mandante del delitto il boss Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizza connection. Nel gennaio 1988, il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi. Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell'omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l'udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata.
I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l'Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia all'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.
(TANO BADALAMENTI)
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato eil 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all' ipotesi dell' attentato terroristico poste in essere dai seguenti militari dell' arma: il Maggiore Tito Baldo Honorati; il maggiore Antonio Subranni; il maresciallo Alfonso Travali (fonte: Relazione Parlamentare sul caso Impastato). Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo.



Di PEPPINO:
"Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d'opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali. Lasciai il PSIUP due anni dopo, quando d'autorità fu sciolta la Federazione Giovanile. Erano i tempi della rivoluzione culturale e del "Che". Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l'adesione, ancora na volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega. Le lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si è riusciti a costruirvi attorno. E' stato anche un periodo, delle dispute sul partito e sulla concezione e costruzione del partito: un momento di straordinario e affascinante processo di approfondimento teorico. Alla fine di quell'anno l'adesione ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del PCD'I ml.- il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle spalle (bisogno di protezione ), è stato molto forte. Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d'opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo. Ma io mi allontanavo sempre più dalla realtà, diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare col mondo esterno, mi racchiudevo sempre più in me stesso. Mi caratterizzava sempre più una grande paura di tutto e di tutti e al tempo stesso una voglia quasi incontrollabile di aprirmi e costruire. Da un mese all'altro, da una settimana all'altra, diventava sempre più difficile riconoscermi.

Per giorni e giorni non parlavo con nessuno, poi ritornavo a gioire, a riproporre: vivevo in uno stato di incontrollabile schizofrenia. E mi beccai i primi ammonimenti e la prima sospensione dal partito. Fui anche trasferito in un. altro posto a svolgere attività, ma non riuscii a resistere per più di una settimana: mi fu anche proposto di trasferirmi a Palermo, al Cantiere Navale: un pò di vicinanza con la Classe mi avrebbe giovato. Avevano ragione, ma rifiutai.Mi trascinai in seguito, per qualche mese, in preda all'alcool, sino alla primavera del '72 ( assassinio di Feltrinelli e campagna per le elezioni politiche anticipate ). Aderii, con l'entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato, alla proposta del gruppo del "Manifesto": sentivo il bisogno di garanzie istituzionali: mi beccai soltanto la cocente delusione della sconfitta elettorale.
Furono mesi di delusione e disimpegno: mi trovavo, di fatto, fuori dalla politica. Autunno '72. Inizia la sua attività il Circolo Ottobre a Palermo, vi aderisco e do il mio contributo.Mi avvicino a "Lotta Continua" e al suo processo di revisione critica delle precedenti posizioni spontaneistiche, particolarmente in rapporto ai consigli: una problematico che mi aveva particolarmente affascinato nelle tesi del "Manifesto" Conosco Mauro Rostagno : è un episodio centrale nella mia vita degli ultimi anni. Aderisco a "Lotta Continua" nell'estate del '73, partecipo a quasi tutte le riunioni di scuola-quadri dell'organizzazione, stringo sempre più o rapporti con Rostagno: rappresenta per me un compagno che mi dà garanzie e sicurezza: comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista. Si riparte con l'iniziativa politica a Cinisi, si apre una sede e si dà luogo a quella meravigliosa, anche se molto parziale, esperienza di organizzazione degli edili. L'inverno è freddo, la mia disperazione è tiepida. Parto militare: è quel periodo, peraltro molto breve, il termometro del mio stato emozionale: vivo 110 giorni di continuo stato di angoscia e in preda alla più incredibile mania di persecuzione"


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