Nonostante siano passati 66 anni dal 25 Aprile 1945 e nessuno tra quanti hanno a cuore la democrazia nel nostro Paese sente o reputa questa data come una scadenza lontana dall'oggi da celebrare,quindi,in modo stanco e rituale.E' sì un rito,ma nel senso più nobile della parola,un rito che si rinnova ogni anno e senza il quale le nostre radici,la nostra identità di popolo,insomma quello che siamo oggi non avrebbero un senso.Quanto la storia ci ha consegnato di quel periodo è un patrimonio di inestimabile valore,un patrimonio del quale non va disperso nulla e che ciascuno deve sentirsi obbligato a tramandare alle giovani generazioni.Perché saranno i giovani e i giovanissimi di oggi a dover far vivere,in un futuro sempre più sicuro,la nostra democrazia conquistata con il l'impegno ed il sacrificio di migliaia e migliaia di persone che si sono ribellate all'oppressione della dittatura fascista.Ecco perché il 25 Aprile è la giornata della "memoria" ma è soprattutto una Festa,la Festa di tutti gli italiani che con la fine della guerra e la liberazione dal fascismo e dal nazismo hanno ricevuto il dono prezioso della Libertà dalla quale è nata la nostra Carta Costituzionale.E sono i valori della libertà e della democrazia dettati dalla Costituzione che vanno riaffermati e fatti vivere in ogni ambito della società,che vanno difesi contro tutti i tentativi di riscrivere la storia, perché la storia non si cambia. Ed è a quella storia che dobbiamo sempre essere presenti per contribuire insieme a costruire un futuro di pace, libertà, democrazia e diritti per tutti!!!
Purtroppo proprio i diritti la democrazia sono sempre più messi in discussione e mai come in questo periodo l'antifascismo deve configurarsi come resistenza ai fascisti e alle loro azioni,nonché al piano del governo che sta sviluppando con leggi di cancellazione totalitaria degli spazi di libertà e democrazia.In questi anni hanno provato a far credere a tutti che equiparare partigiani e repubblichini fosse simbolo di democrazia quando non si tratta altro che di bieco revisionismo,il nazi-fascismo non può meritare appello in nessuna sede legale non può permettersi una riabilitazione così semplice.Hanno provato allora a depistare l’uditorio affermando che la memoria partigiana era un nostalgico retaggio comunista e come tale era logico sminuirne l’importanza quando a partecipare alla lotta di liberazione per l’Italia e a morirne sui monti furono comunisti,socialisti,democristiani,liberali,repubblicani,anarchici e chi più ne ha più ne metta. Forse la realtà sta nel fatto che sarebbe stato doveroso affermare nella Costituzione “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e sull’antifascismo” onde evitare fraintendimenti. C’è chi dice che l’apologia di fascismo dovrebbe essere tolta(chiesto DDL da 5 senatori fascisti qualche settimana fa) dai reati del codice penale, affermando che la democrazia accetta qualsiasi parere politico che non sia espresso con violenza.
Ma chi, in uno slancio di cecità, si fa portavoce di questo modo di pensare dovrebbe ricordare anche come sia il fascismo sia il nazismo si siano sempre e solamente mostrati sotto l’aspetto totalitario e antidemocratico.Per non dimenticare che dal 1922 al 1943 vivemmo sotto una dittatura fascista dove i dissidenti venivano in un modo o nell’altro ridotti al silenzio e non semplicemente “mandati a farsi una gita al confino” come sornione affermò Silvio Berlusconi qualche anno fa e che dal 1943 al 1945 l’Italia fu occupata dalle truppe nazi-fasciste,e gli italiani lasciati allo sbando dal re e da Badoglio (rifugiatisi in Puglia) decisero di affiancarsi alle truppe alleate lottando sui monti,riunendosi in brigate. E per non dimenticare che decine di migliaia di questi uomini e donne morirono per la libertà e la democrazia del nostro piccolo paese a forma di stivale. Persone che meriterebbero ben più rispetto di quanto ricevano attualmente dalle nostre istituzioni ...Vorrei quindi concludere il mio pensiero dicendo che il nostro dovere di chi non cancella la memoria,di chi ricorda perché ha vissuto,ha imparato,studiando quello che è stato,è di provare a raccontare ancora e ancora a coloro che verranno..conservare i libri di storia,non farli sbiadire mai,prima che qualcuno ne cambi le vicende narrate raccontando favole di mostri buoni e fatine cattive..Tocca a noi, perché oggi i ragazzi di vent’anni non hanno i vent’anni di ieri,perché oggi la libertà non è più essere liberi,ma essere servi o schiavi,o peggio ignoranti.Bisogna spiegare che la libertà non è quella che immagina berlusconi,la sua e nemmeno quella degli amici suoi che sì,vogliono essere liberi di continuare ad arricchirsi a dispetto delle leggi e di noi.
Quindi mai come adesso,l’antifascismo deve impegnarsi sul terreno della controinformazione,come resistenza alla manipolazione delle coscienze e delle intelligenze operata dalla pratica generalità dei mezzi d’informazione,in particolare televisivi,tutti di proprietà del capo del governo o diretti da uno stato maggiore di mercenari al suo servizio Mai come adesso,è necessario attualizzare la lezione politica e culturale,civile e sociale del 25 aprile 1945,come momento culminante a cui approdò la Resistenza, protagonista del percorso di liberazione dalla barbarie fascista e nazista....Le analisi politico-storiche non si possono fare con chi nega,rivisita,cancella dalle celebrazioni ufficiali e dai programmi scolastici ( vero, Gelmini ) una Storia che tutti conoscono,anche quelli che la rinnegano.In una società dove tornano alla ribalta ideali xenofobi e razzisti è necessario rilanciare ogni giorno gli ideali antifascisti.... Viva il 25 aprile viva la Resistenza ogni giorno...
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l'arma e il nome.»
(Cesare Pavese, da La terra e la morte 9 novembre 1945)
Di Giorgio Bocca
Mi è rimasta impressa nella memoria l´angoscia di quel 25 aprile del ´45; il pensiero di poter morire in quell´ultimo giorno di guerra dopo essere scampato ai venti mesi della lotta partigiana, e di non poter rifiutare quell´ultimo rischio proprio per quei venti mesi, proprio perché non potevo mancare il giorno della loro fine, della liberazione. E mentre nei venti mesi avevo vissuto in una assurda certezza di immortalità, nella certezza di essere padrone del mio destino in quel 25 aprile sentii d´esser affidato al caso, trascinato da eventi incontenibili. Perché militarmente il 25 aprile del ‘45, l´insurrezione, la liberazione fu questo: una corsa dietro eventi in certo senso accaduti prima di accadere, previsti nel loro succedersi caotico, lo sfondamento della linea Gotica da parte degli alleati, la rotta dei tedeschi e dei fascisti, la resa dei conti, la corsa fra la gioia e l´angoscia dalle montagne della Val Maira, a Savigliano, a Cuneo, a Torino fra sparatorie improvvise come temporali d´estate, cadaveri di fascisti nelle acque del Po, una colonna di carri armati tedeschi che gira a vuoto fra il basso Piemonte e il Canavese, sparando qualche cannonata sulle cascine, dovunque le casualità e i rischi di un epilogo convulso. E per tutti i decenni seguenti i discorsi inutili sull´importanza militare di un evento, la liberazione, l´insurrezione che era invece totalmente politica, già dentro quell´indimenticabile esperienza che fu la nascita, la fabbrica di una democrazia.Il revisionismo storico in corso da mesi ha scarsa memoria ed è dominato da un´ossessione sadica. Non vede altro che cadaveri, comunismo in agguato, reciproche congiure, ma la storia di quando si è giovani è giovane, fiduciosa, con le speranze e le illusioni dei giovani. Metà delle case di Torino, di Milano, delle grandi città erano macerie, i macchinari della Fiat erano ancora nascosti in campagna o nei sotterranei, si viaggiava sui carri merci o sui camion a carbonella, gli eserciti stranieri ci occupavano con i loro carri armati grandi come palazzi, decidevano sulla nostra sussistenza e sulla nostra indipendenza, eppure non c´è mai stato da noi un più grande, un più illimitato, un più trascinante senso di libertà, di ottimismo.Il giorno dopo passai a casa mia a Cuneo per salutare i miei. Ricordo che mio padre, preside di una scuola tecnica presso le officine ferroviarie di Savigliano, mi confidava la sua paura dei comunisti che avevano occupato la fabbrica e issate le bandiere rosse.
E io non capivo perché mai i comunisti dovessero far paura e considerare nemico un professore di matematica che faceva il preside a mille lire al mese e girava con un regolo calcolatore nel taschino di un abito grigio, comprato fatto nei magazzini generali. Dopo mesi di guerra in comune, di nemico comune, quei comunisti non ci facevano paura. C´era meno paura del comunismo allora, che stava formandosi da noi il partito comunista più forte di Europa, che c´erano Stalin, l´Armata rossa, il mito della rivoluzione, la classe operaia e i vecchi compagni del "pugno di ferro" che oggi che il Partito comunista non c´è più, e che alla classe operaia hanno tagliato unghie e denti...La democrazia che in quel 25 aprile tornava a vivere nelle nostre città a pezzi, nelle nostre strade piene di buche, nei nostri negozi semivuoti non era qualcosa di artificiale, era un bene ritrovato e fortemente condiviso e noi eravamo fermamente convinti che questa volta sarebbe durata in eterno. Era in corsa una resa dei conti anche feroce, ma fisiologica, come una gran febbre che ci avrebbe fatto guarire dal passato e vedo che oggi a sessanta anni di distanza il revisionismo storico se ne occupa con ossessione, come avesse trovato il segreto di quel partigianato che proprio non gli va giù. Ma noi partigiani della montagna, la spina dorsale della resistenza, non ce ne occupavamo, noi eravamo già nella stagione in cui si fabbrica la democrazia, si studia la democrazia, si scoprono i sindacati, le commissioni interne, le migrazioni interne, un Paese di diversi ma uniti, di cittadini responsabili e solidali.Le riflessioni amare su questo 25 aprile di sessanta anni dopo vertono sulla fine di quella voglia comune di andare avanti, di fare del nostro un Paese civile e giusto a misura della Costituzione che allora avevamo pensato e votato, assieme in una Italia unita nonostante e forse per merito di una guerra in parte civile. E siamo ancora qui, in questo strambo Paese a resistere questa volta ad assurdi ritorni al passato a penose equiparazioni nel peggio, a un populismo truffaldino, ai trionfi delle mafie.
Vanessa Baldazzi "25 Aprile"
Se chiudo gli occhi..
Sento l'adrenalina dei preparativi,
la paura e la voglia dei giorni "prima"..
Sento,
urla finalmente gioiose di bimbi denutriti,
sporchi..
Vedo,
di nuovo, il sorriso sulle labbra di donne umiliate,
violentate,picchiate..
Vedo la fierezza negli occhi degli uomini
che ritrovano la libertà e la giustizia per i compagni caduti..
Vedo,
un popolo formato da anziani,
donne,uomini, preti,
persone di diverse idee religiose
ma che hanno in comune la volontà di lottare personalmente per la LIBERTA' del loro Paese.
Sento,
la loro emozione,
le lacrime di gioia per la vittoria..
Grazie,Partigiani per aver liberato questo "Stivale" di rara bellezza,
baciato dal mare,
accarezzato dalle Alpi
amato dalla Natura e perseguitato dai dittatori...
25 apr 2011
25 APRILE 1945/2011:IERI PARTIGIANO OGGI ANTIFASCISTA!!!
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