"L'albero ed io" è un pezzo non molto conosciuto di Francesco Guccini uno dei suoi primi pezzi precisamente dell'anno 1970 dal secondo album di Francesco dal titolo "DUE ANNI DOPO"
Quando il mio ultimo giorno verrà, dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, non voglio pietra su questo mio corpo, perché pesante mi sembrerà. Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio…”. Considero che questa canzone (L’albero ed io)sia la più bella dell'intero album.Pensandoci bene l’idea di esistere in eterno attraverso il ciclo di vita di un albero (la gemma che germogliando riporterà in vita sia la pianta sia parte del corpo del cantautore) è fantastica.Non è originale in quanto si ritrovano di esempi in letteratura,ma l’averlo messo in musica ha reso la cosa sublime.Fa pensare a tutte le miriadi di uomini esistite dagli albori del tempo.Una piccola minoranza vive tra le pagine dei libri.Penso ai grandi condottieri,scienziati,filosofi e matematici. I libri sono pieni di nomi.Anche i cimiteri sono pieni di nomi,sebbene meno famosi.Molti di loro esistono solo in quanto esiste una lapide.La morte dei loro discendenti ne ha cancellato la memoria.Quanti sono i morti che sembra non sono mai esistiti? Quelli di cui non se ne ritrova traccia né nei libri né nei cimiteri.Quel soldato semplice per esempio di Napoleone morto a 22 anni in una delle tante battaglie,il cui corpo fu sotterrato da qualche compagno..Anche se non fosse mai esistito non sarebbe cambiato nulla.Per noi è come se non fosse mai esistito.Eppure vi è un albero da qualche parte che lo tiene in vita,lo rigenera con i suoi fiori,le sue bacche,i suoi semi.Un tassello importante questo.È possibile crearne uno da ogni canzone di Francesco. Non è sempre facile,non è immediato,ma riuscendo a metterli insieme viene a crearsi un puzzle dal quale è possibile capire qualcosa di questa vita.Forse ci arrabbieremmo meno se la nostra camicia non è stirata alla perfezione.Forse capiremmo un qualche cosa in più della vita,qualcosa che potrebbe essere utile nei momenti difficili.
Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo,
non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà.
Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio;
voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio.
Ed in inverno nel lungo riposo,ancora vivo,alla pianta vicino,
come dormendo,starò fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino.
E a primavera, fra mille richiami,ancora vivi saremo di nuovo
e innalzerò le mie dita di rami verso quel cielo così misterioso.
Ed in estate,se il vento raccoglie l'invito fatto da ogni gemma fiorita,
sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita.
E così, assieme,vivremo in eterno qua sulla terra,l'albero e io
sempre svettanti,in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio.
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