23 mag 2010

FIUME(UNGARETTI


Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia ho riposato
L’Isonzo scorrendo mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su le mie quattro ossa
E me ne sono andato come un acrobata
Sull’acqua mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni sudici di guerra
E come un beduino
mi sono chinato a ricevere il sole
Questo è l’Isonzo
E qui meglio mi sono riconosciuto
Una docile fibra dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo in armonia
Ma quelle occulte
Mani che m’intridono
Mi regalano la rara felicità
Ho ripassato le epoche della mia vita
Questi sono i miei fiumi
Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse,di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
Che mi ha visto nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure
Questa è la Senna
E in quel suo torbido mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre

1 commento:

ANAM ha detto...

Giuseppe Ungaretti....Questa è una tra le più belle e intense poesie di Ungaretti..Il poeta si immerge nell`Isonzio,il fiume del Friuli Venezia Giulia,Serchio,il fiume della Lucchesia,il Nilo, il fiume egiziano,la Senna, il fiume di Parigi...tutti luoghi della sua vita..ci porta in un percorso armonico con la natura in cui egli si sente immerso: lasciandosi cullare dalle onde dell`Isonzo,il poeta ritorna indietro nel tempo, facendo riaffiorare i ricordi del proprio passato nei confronti del quale prova grande nostalgia, visto il dramma della guerra che caratterizza il presente.La poesia è una presa di coscienza,dell`assurdità della guerra, di come essa turbi l`armonia della natura e renda tutto incerto e precario.