22 mar 2011

DE ANDRE' VOLUME 8

Stasera un'amica mi ha fatto ricordare un album di De Andrè ovvero "Volume 8" (1975)la partcolarità di questo stà nella  collaborazione con un altro grande della musica Italiana "Francesco De Gregori" allora giovane emergente ...La traccia "Le storie di ieri" addirittura,sia il testo che la musica è completamente di De Gregori,che la canta anche nel suo album "Rimmel"... E Nancy e' una traduzione di Cohen.


E' un disco di sogni, di illusoni spezzate, di amara consapevolezza della nostra (intesa come degli uomini) incapacita' di ritagliarci una condizione che ci aggradi in questo mondo.La scelta provocatoria della cattiva strada come inizio non e' casuale: la strada cattiva, le scelte all'apparenza errate,sono una sorta di "ultima spiaggia", che spesso molti intraprendono, magari inconsciamente, per cercare di contrastare il tempo che passa
.
C'e' l'uomo che sceglie di condividere delle idee con altri (Le storie di ieri) e si riscopre uomo grazie ad esse (nel dettaglio quelle fasciste), senza chiedersi se siano sbagliate, ma interessato solo del risultato concreto del suo benessere
TESTO:
Mio padre ha una storia comune,
condivisa dalla sua generazione.
La mascella al cortile parlava,
troppi morti lo hanno smentito,
tutta gente che aveva capito.
E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare.
Ogni volta che colpisce una stella,
chiude gli occhi e comincia a sognare
chiude gli occhi e comincia a volare.
E i cavalli a Salò sono morti di noia,
a giocare col nero perdi sempre.
Mussolini ha scritto anche poesie,
i poeti che brutte creature,
ogni volta che parlano è una truffa.
Ma mio padre è un ragazzo tranquillo,
la mattina legge molti giornali.
È convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata,
e suo figlio è una nave pirata.
E anche adesso è rimasta una scritta nera,
sopra il muro davanti casa mia,
dice che il movimento vincerà.
I nuovi capi hanno facce serene
e cravatte intonate alla camicia.
Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire aquiloni.
Si è seduto tra i ricordi vicini, rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani,
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani

C'e' il benestante di "Canzone per l'estate" che, dopo aver cercato di cambiare, di lottare, di dire la sua, si ritrova nella malinconica realta' di un mondo quotidiano fatto di famigliola, chiesa e felicita' dettata da regali materiali e non piu' da sentimenti.E "non riesce piu' a volare", ha smesso di sognare, di sperare, ha perso l'anima. Oppure l'amarezza del marinaio (Dolce luna) che ricorda le settimane passate in mare, fra storie di pirati e corsari e balene fantastiche, ora che la realta' lo incatena a terra e lo costringe a regolarsi con una famiglia, e lui, che sogna ancora quelle onde, spera che suo figlio possa nascere, come per sogno, per incanto, dal rapporto con una balena (il terzo occhio inconfondibile e speciale), e vivere in quel mare che tanto ha segnato la sua vita. Grande canzone, dolce luna, molto arcana. Personale ma sullo stesso tema dei sogni svaniti e' Giugno '73 e' il racconto della storia fra De Andre' e la sua prima moglie, Enrica.

Lui non era ben visto dalla famiglia, molto benestante e borghese, e cercava di ingraziarsi i suoi genitori pur sapendo che i "musicisti" non erano molto ben visti in quei tempi dai ceti elevati. Ma, nonostante tutto, l'ultima frase, "e' stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati", lascia trasparire una volonta' finale di ottimismo. In fondo il disco non e' pessimista, tutti i brani hanno una scintilla di lieto fine,o,almeno,di speranza ,al contrario,per esempio,di Tutti morimmo a stento,emblema della disperazione cosmica verso tutto. "Ma c'e' amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada"; una strada c'e' sempre, quell'amore, quei sogni tanto voluti da qualche parte si possono sempre trovare."Canzone per l'estate" è un altro spaccato di vita tranquilla, perfettamente ordinata quanto inutile. Poi Oceano,pezzo dove si sente l'influenza delle tipiche espressioni "degregoriane", un po' sibilline che rendono ambienti e personaggi sfumati, irreali.Difficile anche rimanere indifferenti ad "Amico fragile", forse la confessione più intima e personale che De André abbia messo in una canzone. L'amico fragile, che si isola dai giochi meschini della società per coltivare le sue illusioni e i suoi ideali in modo solitario, è l'autore stesso, bollato come fragile dalle cosiddette "persone normali", quando invece rispetto a "loro" è, o comunque si sente, "molto più curioso, molto meno stanco, molto più ubriaco...", anche se non lo sbandiera. Ancora più toccante nella sofferta interpretazione "live" con la P.F.M., chiude degnamente un grande disco

Nota di De Gregori riguardo la canzone "Storia d'ieri" e De Andrè:
"Abbiamo scritto questa canzone, Fabrizio ed io, nel '74 o forse addirittura nel '73. Lui stava preparando il disco che poi si sarebbe chiamato Volume VIII e mi aveva proposto di lavorare insieme dopo avermi conosciuto in un locale di Roma, il Folkstudio.Passammo quasi un mese da soli nella sua bellissima casa in Gallura, davanti ad una spiaggia meravigliosa dove peraltro credo che non mettemmo mai piede: in quel periodo avevamo tutti e due delle storie sentimentali assai burrascose ed era più o meno inverno. Fabrizio beveva e fumava tantissimo e io gli stavo dietro con un certo successo. Giocavamo a scacchi, a poker in due: ogni tanto prendevo il suo motorino e me ne andavo in giro per chilometri. Al mio ritorno spesso lo trovavo appena alzato che girava per casa con la sigaretta e il bicchiere e la chitarra in mano e che aveva buttato giù degli appunti, degli accordi. Era uno strano modo di lavorare il nostro: non ci siamo mai messi seduti a dire "Adesso scriviamo questa canzone".
Semplicemente integravamo e correggevamo l'uno gli appunti dell'altro, certe volte senza nemmeno parlarne, senza nemmeno incontrarci magari, perché lui dormiva di giorno e lavorava di notte e io viceversa. Le musiche ci venivano abbastanza facilmente - Fabrizio era un eccezionale musicista - e le registravamo su un piccolo registratore a pile. Così vennero fuori "La cattiva strada", "Canzone per l'estate", "Oceano".Lui aveva scritto da solo "Amico fragile" e poi aveva voluto inserire nel suo disco "Le storie di ieri" che la RCA (la mia casa discografica di allora) si era rifiutata di farmi incidere sulla "Pecora".E' difficile pensare a Fabrizio come uno che non c'è più: quando se n'è andato non ci vedevamo da parecchio tempo. Credo di averlo sentito al telefono circa un anno prima che morisse ed aveva la sua solita bella voce, l'intelligenza correva sul filo.Fabrizio era un uomo generoso e bellicoso, facile da amare e difficilissimo da andarci d'accordo. Uno dei ricordi più belli che conservo di lui è quando andammo all'Idroscalo di Milano sulle montagne russe del Luna Park, insieme a Dori: scendemmo felici e ubriachi con lo stomaco in bocca e andammo a finire la serata chissà dove.Ho messo la nostra canzone in questo disco non per fargli un omaggio (Non ne ha bisogno e non so se gli piacerebbe). E' solo una buona canzone che oggi, dopo tutti questi anni, sento un po' più mia.

Nessun commento: