18 gen 2011

Tito Fernandez "Un uomo"


Il venditore di giornali
che sento urlare alla mia finestra
ha cinque figli
che rallegrano le sue mattine,
che lo tirano fuori, con un salto,
dalla sua povera branda
e lo portano a correre
per vicoli e mulattiere.
Il venditore di giornali
che sento urlare alla mia finestra
ha una compagna
tanto pura come l'acqua,
quella che cade, a volte,
a torrenti dal cielo
per irrigare la spiga
che la patria sgrana.
Ha anche una pena
ed è giusto che l'abbia,
è un uomo comune
e poco sa di lettere,
sotto il suo braccio il mondo
passeggia in silenzio
ma egli non lo conosce
perché non ha tempo.
Bisogna guadagnarsi il pane,
mi disse una mattina
quando gli parlai del Cile,
del Cile, della patria,
io in pigiama di seta,
egli tutto di tessuto di fibra mista,
e con una toppa grandicella
all'altezza del ginocchio.
Perdoni cavaliere, mi disse,
il mondo è una merda
ed una lacrima,
amara di miseria,
gli cadde dal viso,
brillante come gioiello,
inzuppando un giornale
il grasso della fronte.
Poi se n'è andato correndo,
chissà perché non volle
piangere davanti ad un ragazzo
che può essere suo figlio,
e mi lasciò a pensare
al fiume di sangue
che deve piangere il mondo
per ammazzare la fame.
Il venditore di giornali
che grida alla mia finestra,
è un uomo, un uomo...
Gli altri? Quasi niente.

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