28 nov 2010

6 anni dopo i funerali di Enzo Baldoni...

Sarà una pura casualità però ieri mentre recensivo il libro di Ken Saro wiwa non sapevo di questo avvenimento,i funerali 6 anni dopo di un'altro grande giornalista,"Enzo Baldoni",cmq non solo per colpa mia,infatti ieri non lo l'ha ricordato nessuno(vergogna),sui media nazionali non mi sembra che qualcuno ne abbia parlato e anche i pochi pezzi di qualche giornale non danno molto risalto a questo...I Funerali sono stati celebrati a Preci, la cittadina umbra dove aveva trascorso l'infanzia,questo grazie alla tenacia della famiglia che in questi anni non ha mai smesso di lottare per avere le spoglie di Enzo,il giornalista freelance quando venne  ucciso da un gruppo di estremisti islamici legato ad al-Qaeda aveva  46 anni era  il 26 agosto del 2004 "probabilmente" perchè non c’è certezza sulla sua vera data di morte.Da quello che leggo ha avuto una cerimonia semplice,asciutta,senza lacrime e strepiti,e senza gli scomposti applausi all'entrata e all'uscita della bara .E’ stato sepolto in un cimitero di campagna a mezza costa sui Monti Sibillini.La lapide è a forma di balena, animale a cui si paragonava, scherzando sulla propria mole,con intorno colorate girandole che seguono il vento...

Di Enzo Baldoni ,in particolare, mi colpì la foto che lo ritraeva sulla copertina di “Diario” a Falluja con Mohammed, un iracheno rimasto senza gambe (e senza famiglia) in seguito ad un bombardamento americano (“Enzo Baldoni e i piedi spaiati di Mohammed”). In quell’occasione chiedeva a Teresa Sarti(infatti ho inserito quel pezzo qui  nella pubblicazione dedicata a Teresa Sarti) se Emergency poteva fare qualcosa, dato che al suo sfortunato amico erano stati consegnati due piedi spaiati, un 37 e un 38. Purtroppo anche Teresa Sarti non c’è più, ma a me piace ricordare le sue parole: “Se ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo più bello senza neanche accorgercene”. Teresa ed Enzo erano due che il loro “pezzettino” lo facevano.
Di Enzo Baldoni è rimasto il ricordo di chi lo ha amato e stimato,qualche pezzo di secondo piano ogni 26 agosto(mica come i morti di Nassirya e altri) per ricordarne la morte e la tanta infamia sparsa dal quotidiano Libero nei giorni che ne hanno preceduto l’esecuzione, questa la ricordo e per fortuna ho trovato l'immagine:

Quindi anche se è stato dimenticato,per me non lo è, voglio ricordare questo uomo libero,questo giornalista che raccontava la guerra..come non ricordare quel giorno  mentre leggeva il comunicato scritto dai terroristi. La voce calma, disinvolta e senza drammi di chi vive con coraggio,dignità e compostezza un momento difficile.La cosa che mi ha fatto arrabbiare è che se vuoi un video in rete oggi trovi veramente di tutto.Quello in cui parlava Baldoni avrei voluto metterlo nell’articolo, ma non l’ho trovato. Forse non esiste.Un saluto ed un abbraccio a chi è rimasto a piangerlo ed a ricordarlo. Per il resto, un rabbioso e meditabondo silenzio
Mettiamola così,
nelle prossime 24 ore ho la possibilità abbastanza concreta di crepare.
Ovviamente non succederà,
ma se dovesse succedere,
sappiate che sono morto felice,
facendo quello che più mi piace al mondo,
viaggiare in paesi che non hanno mai visto un turista prima di me.
Enzo Baldoni

Voglio riportare un pezzo che aveva scritto nel suo blog
E' tornato. E' tornato il momento di partire…
Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio.
La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava.
Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli
Da un po' di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: "Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere.
E chi si affida al vento e alle stelle sa che prima o poi volerà come un aquilone colorato
Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.E aveva anche descritto il suo funerale, forse un ultimo sberleffo alla sorte che lo aspettava dietro l’angolo in uno di quei tanti mondi che la sua parola aveva illuminato..
Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che assolutamente non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. ..

Uno dei pochi pezzi degni di nota è quello dell'Unità che voglio riportare qua sotto:
L’ultimo saluto, finalmente, nella sua Preci, paese arroccato sull’Appennino umbro, per Enzo Baldoni, fotografo e giornalista, volontario della Croce Rossa, rapito e assassinato in Iraq il 26 agosto 2004 da terroristi legati ad Al Qaeda. Aveva 56 anni. Dopo trattative, speranze e amare disillusioni, è stato possibile riaverne le spoglie grazie alla tenacia della moglie Giusy e dei familiari. Hanno combattuto contro inerzie e pigrizie di governi e apparati dello Stato per affermare il loro diritto ad avere i resti del congiunto. «Nessuno fa nulla per ridarcelo» denunciò la moglie Giusy a questo giornale nel agosto 2007. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in più di un'occasione, aveva rinnovato l'appello affinché si facesse di tutto per riconsegnare il corpo alla famiglia. Tutto inizia il 20 agosto del 2004 a Latifiya, in Iraq, dove il giornalista-fotografo si trova con accredito del settimanale Diario. È alla guida di una colonna della Croce Rossa che aveva portato aiuti umanitari a Najaf, quando viene rapito. Quattro giorni dopo la tv Al Jazeera trasmette un video in cui si vede il cronista leggere un messaggio della banda che l’ha sequestrato, chiamata «Esercito islamico». Si dà un ultimatum di 48 ore all'Italia per ritirare le truppe dall'Iraq. Il 26 agosto Baldoni viene ucciso. L'immagine del suo volto viene pubblicata su un sito riconducibile all'Esercito Islamico. Solo nel 2005 tramite la Croce Rossa arriva un frammento osseo «compatibile» con il suo Dna. Qualcuno sapeva dove fosse il corpo, ma solo lo scorso aprile si è arrivati al recupero. C’era tutto il paese nella chiesa di Santa Maria della Pietà e tanti amici e colleghi per stringersi finalmente attorno ai congiunti di Enzo. In un primo momento la vedova Giusy forte e schiva, pensava ad una cerimonia privata, ma poi ha cambiato idea. «Ringrazio la mia famiglia allargata - ha detto commossa - per avermi dato la forza di andare avanti. Vorrei ringraziarvi uno per uno». E di gente ce ne era tanta a Preci. «Era un reporter eccezionale, un fuoriclasse» dirà Enrico Deaglio, direttore del Diario, il settimanale con cui collaborava dall’Iraq. Pino Scaccia, inviato del Tg1, ricorda: «La notte prima cercai di sconsigliarlo di partire, parlandoci fino a tarda ora, perché era pericoloso. Ma non ci riuscii, vinse lui».
Hanno parlato le istituzioni. «Un esempio per le giovani generazioni, per la comunità umbra: Enzo Baldoni sarà ricordato da tutti per la dedizione, la passione e competenza con cui esercitava il lavoro di cronista libero, determinato nel raccontare la verità», dice il presidente della provincia di Perugia, Marco Guasticchi. «Era un giornalista - aggiunge - che credeva fortemente nei valori della solidarietà, del volontariato e pacifismo, valori e ideali che ha custodito fino alla tragica scomparsa». La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini afferma: «Amava a tal punto la professione di giornalista da mettere in gioco la sua vita, pur di “onorare” il suo lavoro: informare nel modo più libero ed autonomo». Un risarcimento dopo le tante denigrazioni subite da Enzo, che i giornali di destra definirono un irresponsabile. Sulla bara di legno chiaro un cuscino di fiori. L’unico, per volere della famiglia che ha deciso di raccogliere fondi da destinare a un orfanotrofio a Nazareth.





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