1 ott 2010

Tutto, tranne che maiali.


Qualche giorno fa, ubriachi d’amor patrio e colti da impeto di rivalsa, i cittadini italiani hanno iniziato a raccogliere le firme per una sorta di class action contro quel che resta di bossi, reo di aver offeso i cittadini romani chiamandoli maiali; un’onta da lavare col sangue.
Per due giorni, i cittadini italiani hanno assistito all’ennesima ignobile farsa inscenata dal capo cosca di un governo ignominioso e tutto è fermo e docile come una primavera; salvo consolarsi guardando e riguardando, con ammirazione, quel filo sottile di speranza dato dalle parole di Antonio Di Pietro. Non mi risulta però l’invasione della piazza, né tantomeno un abbozzo di rivoluzione.
In molti mi avete chiesto un parere sulle dichiarazioni fantascientifiche della tizia, la drag queen del consiglio. Così tanti che mi avete commosso. E mi spiace deludere le aspettative, ma non ho nulla da dire. Tutto in fondo è già stato detto, e anche di più. Che si potrebbe aggiungere dopo aver appreso che il tizio dopo aver salvato più volte il mondo dalla guerra, è stato capace di salvare anche le banche americane? Nulla, se non un sentito ringraziamento per tanta opera di sacrificio. Come non inchinarsi dinnanzi a chi con la sua opera indefessa è riuscito a liberare il paese dalla mafia? Come non tacere, ora che sappiamo che la Salerno Reggio Calabria sarà finalmente ultimata?

Ma ancor di più, cosa si può o si potrebbe aggiungere alle dichiarazioni istituzionali, rilasciate in diretta tv da un reo confesso durante una seduta della Camera e del Senato, che una volta erano i luoghi deputati alla salvaguardia della nostra democrazia? Tanto di cappello al suo coraggio e al senso di responsabilità. Nemmeno Gui e Tanassi, i dilettanti precursori dell’epoca tangentizia, in Italia, osarono tanto. Quale uomo, se non lui, avrebbe potuto tranquillamente ammettere non solo di aver corrotto deputati e senatori per ottenere una proroga al suo mandato a delinquere impunemente, o di aver pilotato gli appalti per la truffa del secolo, del ponte sullo Stretto di Messina?
Non sento davvero di avere nulla da aggiungere in questo nostro momento storico. Tutto è scritto e tutto si continua a scrivere, nonostante noi, sulle pagine di storia quotidiana. Le banche d’America sono salve, e quindi cosa conta la vita di un operaio che si ammazza perché da un anno non lavora? È una cacca di mosca, al confronto. Che importa se anche il Presidente del Senato è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, quando la mafia è stata vinta? E se i senatori di questa repubblica, sono costretti a dire in un tribunale che per mafia li processa, che nella loro vita non hanno mai incontrato Provenzano, perché non dovremmo crederci sebbene abbiano sul capo già due condanne a molti anni di galera?
Tutto ciò che ci viene d’aggiungere è solo ridondanza. Rumore fastidioso. E a me di essere politicamente scorretta non va proprio. È ora di smetterla col buonismo che ci rende tutti stupidi, bisogna smetterla con questo stato vecchio che non vuole ringiovanire quanto il tizio suo premier. Accettiamo di buon grado che si possa ventilare l’idea di eliminare dalle nostre vite gli handicappati, che si possa insultare qualcuno chiamandolo ebreo, che si possa dare ad ogni negro il suo giusto colore. L’importante è accettare l’ineluttabile: solo il più grande evasore fiscale d’Italia potrà prometterci di pagare meno tasse, solo il più grande mafioso potrà giurarci di combattere la mafia. Solo colui che non soddisfatto delle logge massoniche presenti in Italia, avrà l’ardire di crearsene una tutta sua per poter meglio gestire la vita economica di tutti noi.
Ma per favore, non ci si chiami maiali, sennò è la volta buona che ci incazziamo davvero.

Rita Pani (APOLIDE)

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