21 ott 2010
Marcello Plavier "Sogni"
Sapere di non avere illusioni è assolutamente necessario per potere avere sogni. Per potere così raggiungere il punto dove i sensi si mescolano, i sentimenti traboccano e le idee si incrociano intersecandosi. Così come suoni e colori sanno uno dell’altro, l’odio sa d’amore e le cose concrete sanno di quelle astratte e viceversa, tutto si fonde e va in confusione, diventa sogno. Non si può vivere senza il sogno, uccidere il sogno è come suicidarsi. Il sogno è assolutamente nostro, inespugnabile. Il sogno è assolutamente mio, nessuno lo può vedere, solo io e nessun altro può possederlo. E se quando scrivo la mia visione di ciò che è esteriore è difforme da quella degli altri, è perchè io pongo in evidenza tutto ciò che del mio sogno resta impresso nella mente e negli occhi e nei miei orecchi. Ogni opera d’arte può essere migliore di quella che si vede, così come ogni poesia letta rigo per rigo rivela che non pochi passi potrebbero essere migliori e che la sua struttura all’apparenza perfetta potrebbe essere migliorata. Ogni mio sogno è controverso e contiene opinioni, le più contrarie, e fedi, le più diverse. Esso parla, agisce nel momento del suo incarno, per me. Mi sento, di esclusivo mio, incapace ed incompetente di ciò che è la vita. Non ho ancora imparato ad esistere. Ciò che ho avuto, quello che sono e sono stato, è come questo infinito vuoto che mi circonda, un sole assente è quello che mi rimane, come luce cadente che fa entrare l’ombra intima di ogni cosa.
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