La Storia di SILVIA BALARDINI:
Silvia Balardini; nasce in Italia, ma ben presto si trasferisce in America con il padre, dove trascorrere circa 30 anni, più della metà di questi però in carcere. Il motivo? Aver cercato di lottare per idee giuste, usando si anche mezzi avvolte estremi, ma senza uccidere nessuno e senza rubare nulla.
Giunta con il padre a New York Silvia, in età matura comincia ad interessarsi di politica e si iscrivere all’università del Wisconsin, l’università più attiva politicamente negli Usa. Sull’onda del movimento del ‘68 comincia a manifestare contro il Vietnam e per i diritti delle donne, in seguito contro il colonialismo in Africa e l’apartheid. Poi diventa attivista di movimenti radicali statunitensi, iscrivendosi al gruppo comunista “19 maggio” che sosteneva la BLA (Black Liberation Army).
Nel 1979 la Berardini si introdusse con un gruppo di persone in un carcere per liberare il Leader delle BLA, Assata Shakur, prendendo 2 poliziotti come ostaggi che vennero subito dopo liberati.Nel 1982 venne arrestata per la prima volta per azioni sovversive legate al mondo comunista e per appoggio ai movimenti afro-americani, venne rilasciata sotto pagamento di cauzione, ma soli 5 mesi dopo venne nuovamente arrestata. Il motivo di questo secondo arresto, fu una rapina fatta dal gruppo dove lei militava, ma alla quale lei non aveva preso parte.Dopo il secondo arresto per Silvia iniziò l’inferno e il processo. Venne accusata della liberazione del leader delle BLA del 1979, di essere la mente del movimento “19 Maggio”, di aver programmato diverse rapine, in verità mai realizzate, di ingiuria al tribunale per aver rifiutato di testimoniare sui nomi degli altri militanti.Tutte queste accuse, poco veritiere, le costarono ben 43 anni di carcere; se non bastasse, l’FBI le offrì una grande somma di denaro in caso di testimonianza, lei puntualmente rifiutò di collaborare ed in cambio ricevette il trasferimento in uno dei piu duri carceri degli Usa, a Lexington, dove fu sottoposta a isolamento, visite limitate ed sorveglianza anche nei momenti più intimi.L’America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura, la libertà, e dall’alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione, per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione perchè di questa piccola italiana ora l’ America ha paura.
Nel 1988 le fu diagnosticato un tumore maligno, il carcere tentò in tutti i modi di ostacolare le cure per la detenuta, e non bastasse questo nel 1990 fu trasferita in un carcere di massima sicurezza ancora più isolato rispetto al precedente penitenziario in modo da isolare il movimento d’opinione che si stava formando a suo favore in quegli anni. In Italia, nei primi anni ‘90 nacquero movimenti per riportare Silvia in Patria, a questi movimenti aderirono anche intellettuali come Dario Fo, Umberto Eco e Francesco Guccini, e quando nel 1992 si ebbe la quasi certezza del rientro in Italia della Baraldini, la magistratura americana emise un verdetto dove giudicava la donna con status di “pericolosità altissima” e quindi tutto sfumo.Solo nel 1999, fu possibile il rientro in Italia grazie al ministro Dilibero, che la accolse all’arrivo all’aeroporto con rose rosse; questo gestò provoco liti per diversi giorni tra i nostri onorevoli parlamentari. Nel 2001 le vennero concessi gli arresti domiciliari, e nel 2006 fu rilasciata per effetto dell’indulto.Silvia Baraldini oggi vive a Roma, nel 2007 ha compiuto 60 anni, 23 dei quali passati in carcere per colpe abbastanza fittizie ed in alcuni casi irreali!!
TESTO Canzone guccini:
Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente,
il cielo della Florida è uno straccio che è bagnato di celeste,
ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste
il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente.
E fuori c'è una strada all'infinito, lunga come la speranza,
e attorno c'è un villaggio sfilacciato, motel, chiese, case, aiuole,
paludi dove un tempo ormai lontano dominava il Seminole,
ma attorno alla prigione c'è un deserto dove spesso il vento danza.
Son tanti gli anni fatti e tanti in più che sono ancora da passare,
in giorni e giorni e giorni che fan mesi che fan anni ed anni amari;
a Silvia là in prigione cosa resta? Non le resta che guardare
l'America negli occhi, sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari...
Già, l'America è grandiosa ed è potente, tutto e niente, il bene e il male,
città coi grattacieli e con gli slum e nostalgia di un grande ieri,
tecnologia avanzata e all'orizzonte l'orizzonte dei pionieri,
ma a volte l'orizzonte ha solamente una prigione federale.
L'America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura,
la libertà, e dall'alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione,
per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione
perchè di questa piccola italiana ora l'America ha paura.
Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera.
Nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
perchè non è possibile rinchiudere le idee in una galera...
Il cielo dell'America son mille cieli sopra a un continente,
ma il cielo là rinchiusi non esiste, è solo un dubbio o un'intuizione;
mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione
e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente.
Mi chiedo cosa pensi alla mattina nel trovarsi il sole accanto
o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia
o quando un acquazzone all' improvviso spezza la monotonia,
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto...
Mi chiedo ma non riesco a immaginarlo: penso a questa donna forte
che ancora lotta e spera perchè sa che adesso non sarà più sola.
La vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole:
che sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte,
che sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte,
che sempre l'ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte...
Ho trovato anche un'altra canzone di Alfredo Bandelli su Silvia qui il testo:
Silvia è chiusa nella cella
per un sogno, un'ideale
nell'America sorella,
progressista e liberale.
Condannata a lenta morte
dentro il carcere speciale
dal padrone bianco e forte
con il giusto tribunale!
No, non si fermerà,
questa lotta non si fermerà!
No, non si fermerà
uguaglianza, pace e libertà!
Ascoltate la coscienza,
democratici e cristiani,
che sedete ad ogni mensa
che stringete mille mani.
Date a Silvia un po' di fiato,
date a Silvia un po' di vento,
perchè possa liberare
le sue ali dal cemento!
No, non si fermerà,
questa lotta non si fermerà!
No, non si fermerà
uguaglianza, pace e libertà!
E voi muti alberi stanchi
sollevate le radici
proprio voi compagni avanti
senza ipocriti sorrisi.
Via le sbarre, via il gendarme
che sia libertà o sia fiamme!
Che ogni Silvia sia raccolta
che sia libertà o rivolta!
No, non si fermerà,
questa lotta non si fermerà!
No, non si fermerà
uguaglianza, pace e libertà!
INTERVISTA A SILVIA BARALDINI DAL WEB:
La Silvia del cantautore è Silvia Baraldini, il simbolo di un impegno estremo, di un egoismo schiacciato. Una storia, quella della Baraldini, cruda e rara che lei stessa ci racconta.
Lei ha passato molti anni in carcere, ma non tutti sanno la sua storia. La può raccontare?
Sono emigrata negli Stati Uniti perché sono emigrati i miei genitori e molto giovane sono rimasta coinvolta sia nel movimento contro la guerra che per quello dei diritti degli afroamericani. Attraverso quel coinvolgimento una ventina di anni dopo mi sono occupata della situazione dei detenuti politici afroamericani all’interno degli Stati Uniti. In quel contesto è stata decisa la liberazione di una donna, Assata Shakur, che era un importante leader del loro movimento e avevano bisogno anche dell’aiuto di persone bianche. Mi hanno chiesto l’aiuto e io sono tra quelle persone che hanno detto di si. Per questo sono stata arrestata e sono stata accusata non solo della liberazione, ma anche di associazione con varie organizzazioni rivoluzionarie del movimento afroamericano e sono stata condannata a 40 anni.
In Italia c’è stata una forte mobilitazione o no?
Moltissima. C’è stato il coinvolgimento delle persone in Italia, e non solo politiche, che si sono appassionate alla mia storia per vari motivi: perché ero una donna, perché ero in un paese straniero, perché le condizioni in prigione erano veramente dure. Perciò molte persone hanno partecipato per ragioni differenti e secondo me questo ha fatto la differenza.
Partecipazione che è dimostrata anche da una canzone di Francesco Guccini, cosa ha provato?
La canzone di Guccini l’ho ascoltato solo una volta ritornata in Italia, però molte persone mi scrivevano e mi dicevano della canzone e mi scrivevano pezzi di essa. Conoscevo le parole ma non la musica. Quando ho ascoltato finalmente la canzone mi ha impressionato perché era una bella canzone. Oltre all’importanza che poteva avere per me mi è piaciuta proprio la canzone e questo mi ha colpito.
Come esprime oggi l’impegno politico?
Lo esprimo a piccoli passi. Lavoro con l’ARCI, che si occupa non solo di cultura ma anche dei migranti, di pace e guerra, di legalità, di lotta contro la mafia. Penso oggi sia importante soprattutto la lotta contro la violenza alle donne.
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