17 apr 2011

Giuseppe Ungaretti "Dunja"


Si volge verso l'est l'ultimo amore,
Mi abbuia da là il sangue
Con tenebra degli occhi della cerva
Che se alla propria bocca lei li volga
Fanno più martoriante
Vellutandola, l'ardere mio chiuso.
Arrotondìo d'occhi della cerva
Stupita che gli umori suoi volubili
Di avvincere con passi le comandino
Irrefrenabili di slancio.
D'un balzo, gonfi d'ira
Gli strappi, va snodandosi
Dal garbo della schiena
La cerva che diviene
Una leoparda ombrosa.
O, nuovissimo sogno, non saresti
Per immutabile innocenza innata
Pecorella d'insolita avventura?
L'ultimo amore più degli altri strazia,
Certo lo va nutrendo
Crudele il ricordare.
Sei qui. Non mi rechi l'oblio te
Che come la puledra ora vacilli,
Trepida Gambe Lunghe?
D'oltre l'oblio rechi
D'oltre il ricordo i lampi.
Capricciosa croata notte lucida
Di me vai facendo
Uno schiavo ed un re.
Un re? Più non saresti l'indomabile?
La figura di Dunia è l'ultima immagine vitale del poeta. Una nuova speranza nella vita che è cambiata ma ancora smuove il cuore. Nella raccolta Croazia segreta appare per la prima volta questa giovane e bella croata che attira i pensieri del vecchio e che tiene in movimento le sue emozioni. E torna qui, nell'ultimo testo, come l'elemento salvifico, che giustifica tutta una vita. Vita di un uomo è il titolo complessivo di tutte le sue opere. E Dunja appare come l'infanzia perduta e ritrovata, come il passato che torna nel presente e il presente che si confonde con il passato. Dunja è il promemoria di una vita vissuta e di altri sprazzi di vita da vivere. Altre peregrinazioni verso un altro possibile "porto sepolto". Insomma, Dunja è la vita, "vita di un uomo", appunto.

Nessun commento: