Inoltre vorrei ricordare per l'ennesima volta che chi governa questo paese ha vinto le elezioni negli ultimi 15 anni, per una politica "a parole" del tutto xenofoba(e questo mi preoccupa)Lega con Maroni e Bossi, AN dell'ex fascista Gianfranco Fini, e del Berlusca che fondamentalmente degli extracomunitari non gli puo' fregare un bel niente, per lui basta vincere le elezioni. E a tutti quelli che oggi tirano fuori la loro parte razzista dico state tranquilli perchè prevedo che l'immigrazione ci sommergerà.Che si ritorni tutti nel medioevo,come fu per l'impero romano.La civiltà occidentale produce i suoi mali.Il sottosviluppo,lo sfruttamento,la proliferazione delle armi e delle guerre,la schiavitù legalizzata, il neocolonialismo.Un terzo della popolazione mondiale consuma dieci volte quello che potrebbe normalmente consumare e lo può fare perchè lo toglie ad altri.Non contenta,tutta questa gente si permette anche il lusso della superbia,credendosi superiore per nascita.Quale punizione merita un tale comportamento,se non il ribaltamento dei ruoli..La mescolanza dei popoli,è questo il futuro del pianeta. Chi non lo vuole accettare,sarà comunque sommerso.Possiamo solo integrare più possibile perchè la nostra cultura sopravviva e sia faro nel futuro!!!!
Un po di Storia per chi ha dimenticato :
Abbiamo da poco passato il 150° anniversario dell'unita' d'italia e in questi anni della nostra storia nonostante si voglia dimenticare anche l'Italia come oggi i paesi Nordafricani è stata interessata dal fenomeno dell'emigrazione...Il fenomeno ha riguardato dapprima il Settentrione (Piemonte, Veneto e Friuli in particolare) e,dopo il 1880,anche il Mezzogiorno.Tra il 1861 e il 1985 sono state registrate quasi 30 milioni di partenze!!!! Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione al momento dell' Unità d'Italia (25 milioni nel primo censimento italiano) si trasferì in quasi tutti gli Stati del mondo occidentale e in parte del Nord Africa.Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane.Tra il 1876 e il 1900 l'esodo interessò prevalentemente le regioni settentrionali con tre regioni che fornirono da sole il 47 per cento dell'intero contingente migratorio: il Veneto (17,9), il Friuli-Venezia Giulia (16,1 per cento) ed il Piemonte (12,5 per cento).
Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle regioni meridionali.Con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto da Calabria,Campania e Sicilia, e quasi nove milioni da tutta Italia.Poi col passare del tempo ha 'inizio l'emigrazione dei meridionali che da prima coincide con la reazione alla conquista del Piemonte e poi con la la diversa velocità di sviluppo tra il nord e il sud .Il processo di industrializzazione, partito con l'unità d'Italia e con i capitali “drenati” al sud, ebbe una fortissima spinta, dopo la seconda Guerra Mondiale, per l'ingresso in Italia di capitali che ci arrivarono sotto forma di aiuti per la ricostruzione e sotto forma di capitali che, mutate le condizioni politiche l'industria estera impiegava in Italia. Questi capitali, manco a dirlo, dirottati quasi esclusivamente al nord, ebbero bisogno di mano d'opera a basso costo: i meridionali erano lì proprio per questo! Ecco la spiegazione del grosso fenomeno dell'emigrazione dei meridionali verso il nord d'Italia, dal 1950 al 1970, che a sua volta spiega perché i capitali, che del nord non erano, non vennero ben divisi geograficamente..
Vale a dire come se tutta Palermo avesse fatto valigie e bagagli e si fosse trasferita nel Settentrione.I fattori di attrazione si possono essere riassunti in quel complesso di fattori economici, sociali e culturali che concorrono a fare prevedere delle opportunità maggiori e/o una qualità della vita migliore per sé da parte di chi emigra. I meridionali vanno verso le aree più ricche e industrializzate del paese.Nello stesso(anni 60) periodo l'occupazione agricola si è ridotta da quasi nove a poco più due milioni di unità: gli ex contadini meridionali in primo luogo sono stati i protagonisti delle migrazioni interne e verso l'estero. Tanto nell'uno che nell'altro caso i movimenti dei lavoratori sono stati comunque accompagnati dal loro spostamento verso collocazioni lavorative tendenzialmente stabili: l'esempio più classico è quello dell'ingresso nella grande fabbrica moderna, secondo il modello di sviluppo prevalente all'epoca.
Il cosiddetto triangolo industriale Torino Genova Milano e il suo grande sviluppo imboccato con la concentrazione territoriale dell'industria, attira dunque quelle persone una grande componente giovanile e non con le inevitabili difficoltà e chiusure iniziali a volte anche di stampo razziale...I meridionali furono dipinti in vari modi: come insofferenti verso il lavoro metodico e monotamente svolto, come incapaci di adattarsi ai ritmi ed ai lavori imposti dalle società moderne ...Tutti i meridionali a prescindere dalla loro regione di provenienza erano chiamati "terroni"!!!
Ma le differenze fra sud e nord vengano enfatizzate eccessivamente perchè in esse confluiscono altre differenze.Il gran numero di meridionali che si trasferì negli anni 60 al nord non erano solo del sud: erano anche contadini che entravano nel mondo operaio, provenienti da piccoli centri isolati nelle grandi città, di bassa scolarizzazione e molto piu poveri..Queste differenze, credo, erano più importanti di quelle supposte "etniche" ma furono considerate erroneamente di carattere "etnico"...Successe , insomma, quello che era accaduto per gli italiani sia del nord che del sud ,emigrati in America all'inizio del secolo per i quali venivano usati anche epiteti come "dago" e "wop" e i siciliano considerati "non white"..Questa forma di razzismo era originata dall'osservazione impietosa ed approssimativa della condizione economica e sociale degli immigrati appena sbarcati in cerca di un'opportunità di lavoro e di reinserimento sociale...Similmente agli immigrati extracomunitari odierni,migliaia di meridionali vivevono in condizioni disumane dal punto di vista igienico e abitativo,nelle soffitte e negli scantinati fatiscenti del centro storico;taglieggiati da proprietari senza scrupoli,dormivono su letti improvvisati, usati in alcuni casi da più operai,secondo la ripartizione turni delle fabbrica.
Altri, in attesa di una sistemazione, dormono in aule vecchie e sfasciate nei pressi della fabbrica o alla stazione ferroviaria. Chi ha la fortuna di trovare una casa degna di questo nome paga un affitto elevato rispetto al salario che guadagna, più di l0 mila lire per vano "dalle 30 alle 40 mila lire per chi ha una famiglia e vive in un appartamento; comunque non ha modo di difendersi da richieste di aumento di affitto, e vive nell'incubo di essere sfrattato da un momento all'altro. Chi non ha famiglia o parenti che lo ospitano mangia come e dove può pastasciutta riscaldata nelle trattorie, la stessa che si portano in fabbrica nel baracchino per riscaldarla di nuovo all’ ora di pranzo; alcuni cominciano a scoprire l'esistenza delle mense universitarie e vi accedono poiché i controlli sono molto allentati in quanto sono specie di "zone liberate" dal movimento studentesco.Nell'insieme la città reagisce spesso con fastidio e incomprensione delle ragioni che sono alla base di questo degrado della vita sociale e non mancano in quegli anni cartelli con la dicitura "Non si affitta ai meridionali".
La città appare loro ostile e diffidente, non hanno radici, non ci sono relazioni sociali consolidate, non c'è appartenenza, non c'è identificazione.Similmente agli immigrati extracomunitari odierni, migliaia di meridionali vivono in condizioni disumane dal punto di vista igienico e abitativo, nelle soffitte e negli scantinati fatiscenti del centro storico; taglieggiati da proprietari senza scrupoli, dormono su letti improvvisati, usati in alcuni casi da più operai, secondo la ripartizione turni della fabbrica. Altri, in attesa di una sistemazione, dormono in aule vecchie e sfasciate nei pressi della fabbrica o alla stazione ferroviaria. Chi ha la fortuna di trovare una casa degna di questo nome paga un affitto elevato rispetto al salario che guadagna, più di l0 mila lire per vano "dalle 30 alle 40 mila lire per chi ha una famiglia e vive in un appartamento; comunque non ha modo di difendersi da richieste di aumento di affitto, e vive nell'incubo di essere sfrattato da un momento all'altro.Chi non ha famiglia o parenti che lo ospitano mangia come e dove può pastasciutta riscaldata nelle trattorie, la stessa che si portano in fabbrica nel baracchino per riscaldarla di nuovo all’ ora di pranzo; alcuni cominciano a scoprire l'esistenza delle mense universitarie e vi accedono poiché i controlli sono molto allentati in quanto sono specie di "zone liberate" dal movimento studentesco.Nell'insieme la città reagisce spesso con fastidio e incomprensione delle ragioni che sono alla base di questo degrado della vita sociale e non mancano in quegli anni cartelli con la dicitura "Non si affitta ai meridionali". La città appare loro ostile e diffidente, non hanno radici, non ci sono relazioni sociali consolidate, non c'è appartenenza, non c'è identificazione.Siamo ora giunti alla fine di questa storia, di questo spaccato di vita della nostra Italia . Abbiamo parlato degli anni del grande esodo migratorio dal Sud al Nord , abbiamo accennato alle grandi difficolta' di inserimento e ambientamento , ai pregiudizi, al razzismo.
Tutto questo avveniva negli anni 60 e 70 . Negli anni del boom economico e ora??'Nel 2011 cosa è avvenuto?? Nulla o quasi è cambiato.O meglio la valigia di cartone è stata sostituita dal trolley e i giovani ,questa volta ,non piu' semianalfabeti ,ma diplomati e laureati continuano a partire ..Una magra consolazione. A differenza dei loro padri e dei loro nonni, arrivati nelle ricche regioni del nord negli anni Cinquanta e Sessanta e settanta del secolo scorso con la valigia in mano tenuta chiusa dallo spago, in gran parte non cercano posti di lavoro alla Fiat o in un'altra delle grandi fabbriche di Piemonte e Lombardia, e neppure in quelle medie e piccole del facoltoso Nordest. Puntano a occuparsi nella pubblica amministrazione o come classe docente nelle scuole di ogni ordine e gradoDal Sud si emigra ancora andando nel nord d’Italia, nella speranza di trovare un’occupazione stabile, oppure precaria ma sicuramente più remunerativa....E magari oggi gli stessi figli di quegli emigranti oggi..usano lo stesso metodo della gente del Nord dell'epoca verso gli extracomunitari...Purtroppo siamo un popolo senza memoria...le parole accoglienza solidarietà,e fratellanza...non hanno nessun valore....
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