9 feb 2011

IL 13 Febbraio... In PIAZZA insieme alle DONNE!!!!

Il 13 le donne italiane (e spero tanti uomini) che non si identificano con l'idea grottesca che ha il nano malato dell'altro sesso scenderanno in  PIAZZA a rivendicare questa loro diversità e la loro nausea per Berlusconi e i suoi comportamenti.Intanto siamo al paradosso,il tentativo di stravolgere il senso delle parole e soprattutto dei fatti,da parte di chi non ha ormai più argomenti per difendere l'indifendibile,è gravemente insultante per chiunque sia dotato di un minimo di cervello funzionante.Ho sentito affermare che la libertà sessuale è uguale alla libertà di prostituzione!!! è una bischerata colossale......

Questa affermazione viene dalle parlamentari del PDL confermando che il 68' con la rivoluzione sessuale fu la premessa del bordello berlusconiano.Lo autorizzò.A me pare che l'ignoranza sia più leale della mistificazione. Con la rivoluzione del '68 si stabilì che il sesso dovesse essere una scelta condivisa e piacevole tra due individui, non il compiacere a gara un ometto ricco.Come non credo affatto che le donne scese in piazza trenta,quarant'anni fa lo abbiano fatto per proporre un modello di donne come quello che oggi sembra avere piu' successo.Non credo che le donne che hanno lottato per un riconoscimento reale delle pari opportunità avessero in mente un certo tipo di autodeterminazione femminile.Non penso che oggi quelle donne sarebbero orgogliose di chi dice che "sì vabbè ma la libertà è anche quella di vendersi un tanto al chilo a chi offre di piu'".

Le donne che sono scese in piazza 30 anni fa lo hanno fatto per dire che non era giusto essere sottopagate (come succede oggi per loro) per svolgere lo stesso lavoro di noi uomini,per dire che non era giusto passare dalla potestà patriarcale a quella maritale, che l'adulterio non lo dovevano pagare solo le donne (perché pochi lo ricordano ma era così in termini di legge e il delitto d'onore nel nostro civilissimo paese è stato depennato dal codice solo nel 1981), che non doveva esistere un matrimonio riparatore,che la madre e il padre di un bambino dovevano avere gli stessi diritti su quel figlio....Autodeterminazione anche sessuale,certo,la loro libertà di scegliere con chi fare sesso e quanto,ma per amore o per voglia,non per denaro.Perché a furia di dire che non c'è niente di male se fanno certe cose...ecco dove siamo caduti.Se c'è differenza fra un ladro e chi non ruba mi sembra altrettanto legittimo che ci sia differenza anche fra chi è puttana ( non fa, è ) e chi non lo è.Io non crederò mai che chi si prostituisce lo faccia in virtù della propria libertà.A dispetto dei progressisti tout court io penso che ci sia un'etica da rispettare...Quella che,appunto,si insegna ai figli per aiutarli a non sbagliare, a vivere meglio.A una figlia nessun genitore in grado di intendere e di volere direbbe mai: " vai a fare la puttana" e nessun genitore sano di mente accetterebbe a cuor leggero che sua figlia come opportunità di vita e di costruzione del futuro scegliesse di prostituirsi. Altrimenti diventa tutto lecito,e noi stiamo sulla strada perfetta per farcelo diventare

Un'altra cosa da prendere in considerazione,noi "uomini" ...Sì perchè se si pone solo il punto sulla difesa della donna e della sua dignità(giusto)però non si dice mai che dai comportamenti di Silvio,Lele, Emilio eccetera,anche la dignità di noi maschi viene a mio parere lesa.Io non sono come loro!!!Rispetto a questo  dovremmo metterci di traverso piu' delle donne,bisognerebbe dunque protestare e farci sentire e ribadire la nostra responsabilità verso noi stessi e verso il mondo femminile...Se si pone l'accento solo sulla dignità della donna si rischia di omettere il punto centrale,cioè che tanti di noi uomini cerchiamo comportamenti di dominio e supremazia ai quali si accompagnino comportamenti femminili di sottomissione gratuita,comprata o entrambi.Se partiamo dal principio che la sottomissione femminile e i comportamenti che ne derivano sono frutto esclusivamente di certi ruoli maschili basati sul dominio e sull'esercizio del potere allora difendere la donna senza parlare di noi maschi nel nostro paese, di quegli uomini che usufruiscono di certi servizi,quelli che per esempio possono mettere una o piu' donne in una lista elettorale,perché decidono loro la lista elettorale,che chiedono qualcosa in cambio per metterla nella lista elettorale (o per fare un film, o per fare televisione, o semplicemente chiedono qualcosa in cambio per un aumento di stipendio, eccetera),il messaggio che la manifestazione del 13 sta diffondendo rischia di passare come un modo per non responsabilizzarci mai ,anche noi abbiamo le nostre colpe come quella che non ci porta a non vergognarsi mai per i comportamenti di altri uomini nella misura in cui le donne donne invece sentno su di loro il peso dei comportamenti di altre donne.
Suore e puttane di Concita De Gregorio
Nel disperato e spaventato tentativo di far sembrare la manifestazione di domenica prossima una piccola cosa, una cosa di donne, sono scese in campo le truppe da combattimento dei sostenitori e dei fiancheggiatori dell'Arcore style. Quelli che, a partire dall'anziano Ostellino, spiegano che ogni donna è seduta sulla sua fortuna dunque che male c'è, è sempre andata così, l'Italia in fondo è veramente un bordello abbiamo letto di nuovo ieri sul Corriere.I più raffinati, per così dire, schierano donne a denigrare altre donne nel tentativo di scatenare quella che, se solo si scatenasse, chiamerebbero entusiasti una rissa da pollaio. Il sottotesto, il retropensiero divertito di chi manda in tv e mette in prima pagina le Santanchè da combattimento è il seguente: ecco, guardate, donne contro donne. Come se le donne non rispondessero alle categorie di ogni essere umano e non ce ne fossero di ladre e di oneste, di servili e di libere, di capaci e di inette. Gli argomenti più in voga, per denigrare chi crede che le donne siano capaci per prime di reagire al “sistema” piuttosto che adattarvisi, sono i seguenti: sono femministe, moraliste. Predicavano il libero amore ora si atteggiano a suore.

 Le brave ragazze contro le prostitute, le madri contro le puttane, il mondo diviso in Maria e Maddalena così come i libri sacri ci insegnano, come gli uomini in fondo desiderano. Le puttane per strada offendono il decoro urbano, in villa sono accompagnate dagli autisti. Il femminismo e il moralismo non c'entrano: molte suore hanno firmato il nostro appello e parecchie prostitute, preti e libertini come se aveste la pazienza di leggerci capireste. Ammesso che l'obiettivo sia capire, naturalmente. Carla Corso, una donna di 65 anni che è stata ed è leader del comitato per i diritti civili delle prostitute, ci racconta oggi perché aderisce alla manifestazione. Dice, a un certo punto: “Noi eravamo in lotta contro il mondo, volevamo rompere l'ipocrisia, queste ragazze non sono contro ma sono funzionali al sistema”. Il femminismo è stato un movimento politico portatore di diritti. Le ragazze che negli anni Settanta non erano nate, quelle che come me andavano alle elementari non hanno combattuto quella battaglia: ne hanno goduto i frutti. Ma i diritti non sono dati per sempre, vanno difesi: con la cultura, con la consapevolezza.Scrivevo anni fa le storie vere di Dalia, la ragazzina dell'Est venduta dalla nonna a 12 anni, di Cristina, la studentessa che fiera di farlo rivendica il suo diritto a fare la puttana. La libertà consiste nel darsi il destino che si vuole. Credo che il “sistema” di cui parla Lele Mora e che da decenni è un modello di referimento per generazioni di ragazze – quelle sulle copertine dei rotocalchi, in tv – proponga come strada per la realizzazione di sé una libertà condizionata alla sottomissione. Un mondo di cortigiane, dice Carla Corso. Il problema non è mai chi vende, è chi compra. L'amore è gratis, si può fare in quanti e come si vuole. Anche vendersi è lecito. E' l'acquisto all'ingrosso, della società intera, che fa schifo. In specie se si comprano adolescenti: che siano consenzienti, e i loro padri con loro, non migliora. Peggiora piuttosto la responsabilità di chi dovrebbe indicare altri orizzonti e non lo fa. Di chi cavalca la sua privata debolezza spacciandola per legge di vita

TRILUSSA "LA VERITA'"
La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo!
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...
M’assoccio volentieri a la proposta
Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca.
Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.
Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!

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