Pensando a un titolo per il Post "condanna" sulle agenzie interinali che ho pubblicato ieri ,ho scritto "Venditori di sogni" pensando alla gestione del mercato del lavoro,questo però mi dà la possibilità di ricollegarmi in maniera diversa a questo meraviglioso Film di Tornatore,infatti è una Storia di un venditore di sogni, non di un semplice lavoro,ma il sogno che sta nel DNA "da sempre" di tanti Italiani ovvero il sogno della notorietà e di conseguenza poter diventare famosi e ricchi ...E' pure innegabile che “L’uomo delle stelle” sia una denuncia nei confronti di quanti hanno,nel corso degli ultimi decenni,speculato sulle aspettative e sull’ingenuità del popolo mentendo con sogni di grandezza, ricchezza, fama e fortuna,e dunque direi non solo venditori di sogni d’arte cinematografica, ma venditori di sogni in generale.Una denuncia di quanti vogliono illudere i cittadini di poter essere quel che non saranno mai,e di poter avere quel che non avranno mai; è denuncia dei cialtroni fautori dei “miracoli italiani”, e degli infami che lucrano sulle speranze degli altri per arricchirsi. In qualunque ambito, in qualunque momento, sempre.
I sogni che J. Morelli (Castellitto) cerca di vendere nei paesini dell’entroterra siciliano del primo dopoguerra come dicevo sono i sogni di grandezza,ricchezza e fortuna del popolo d’ogni nazione,ma soprattuto della nostra Italia,e in questo Morelli non deve inventare proprio nulla.Deve solo mostrarne la superficie,e descriverla; senza promettere nulla,deve suggerire che quel mondo incantato è accessibile per chiunque. Il mondo incantato promesso è il cinema. Morelli è l’uomo delle stelle: è il talent scout (quanti ce ne sono ancora,anche più spietati)che vaga per i paesi e le città in cerca di volti fotogenici e di talenti nascosti.Giura d’aver maturato grande esperienza in passato,e di poter assicurare la circolazione dei provini tra i produttori e i registi romani.Il pubblico,in ogni piazza, ne è subito rapito e sedotto,e senza esitare accetta subito di pagare le mille cinquecento lire,assicurandosi il sogno del grande cinema,nella capitale.
A bordo di uno scassato camioncino, unici strumenti una vecchia macchina da presa e qualche metro di pellicola scaduta, Joe Morelli annuncia il suo arrivo nei paesi servendosi di un megafono,come un qualunque imbonitore, o un attivista di un partito in campagna elettorale.Subito stride la sua forte cadenza romana per il contrasto con i dialetti siciliani,Morelli domanda ad un passante se davvero gli isolani intendono la lingua italiana,trascurando forse che il suo stesso italiano è marcatamente dialettale. Morelli gira a vuoto con la sua macchina da presa, i futuri “attori” ne rimangono ovviamente all’oscuro,e si offrono, splendidamente innocenti e autentici, ponendo spesso la loro esperienza esistenziale come argomento del provino.
Dai briganti alla macchia ai rampolli dei notabili,dallo scemo del villaggio al brigadiere dei Carabinieri, dalle madri di famiglia alle giovinette impudiche, fino ai pastori e ai barbieri, dall’ultimo reduce dei Mille di Garibaldi fino a un misterioso muto, ogni cittadino si racconta,e nel suo racconto si ritrova un frammento di Sicilia,un frammento di poesia, una memoria dolorosa e mai rimossa, un sogno fino ad allora solo sussurrato.
Un popolo che vive in un’isola che risulta agli italiani,negli anni Cinquanta come oggi, difficile e perfino ermetica,nelle sue contraddizioni e nelle sue tradizioni: ma un popolo che si staglia, pur nei suoi vezzi e nei suoi limiti,come un popolo vivace e incandescente,una cultura magmatica,contaminata e costituita da secoli di differenti dominazioni e sempre nuove influenze.Una cultura incompresa,e che in questa pellicola di Tornatore si offre in una nuova prospettiva di lettura. C’è tutta l’ingenuità e tutta l’innocenza, pure nell’arroganza, degli isolani; tutta la poesia dei loro sogni,e del loro desiderio d’essere altrove, nell’inarrestabile sentimento d’amore-odio che li lega alla loro terra.
In questo Film Tornatore racconta un altro cinema, rispetto a “Nuovo Cinema Paradiso”. Se quella pellicola rappresentava un omaggio ad un’arte e alle sue poetiche origini, questa sembra volerne mostrare il lato oscuro,è un film, questo,che sembra suggerire l’inaccessibilità di un mondo intero, eppure non ne nega affatto l’incanto o la magia. Una delle chiavi di lettura proposte,infatti,sembra proprio essere quella dell’essenzialità del sogno,ossia, nel riconoscimento che c’è del buono nella truffa di Morelli: e questo “buono”, o questo “bene”, come sarebbe più corretto e più opportuno dire, risiede nel potenziale innesco che avviene in ogni singolo nel momento in cui riprende a sognare,e a sognare d’essere “altro”, a sognare cioè di realizzarsi.
Morelli è un povero diavolo. Sogna il cinema, e sembra essere tradito dai suoi sogni esattamente come le persone che a sua volta illude e tradisce; ed è talmente preso dalla sua goffa e colorita messinscena che neppure s’accorge d’aver incontrato l’amore della sua vita.
Da vedere!!!
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