Oggi vorrei parlare di uno dei miei libri preferiti,"l'Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Master,in questo spazio l'ho citato spesso attraverso alcuni temi e anche poesie dello stesso libro senza però mai approfondire l'opera nel suo complesso!!C'è da considerare che è stato definito,e probabilmente lo è sul serio,il libro di poesia più letto della storia della letteratura,capace di guadagnarsi citazioni da artisti come Jim morrison,Guccini che addirittura ci ha costruito un'intero album "non al denaro non all'amore nè al cielo" e tanti altri!!.Dando la parola ai morti e in un certo senso permettendo loro di raccontare il proprio trapasso e di giustificare le proprie scelte di vita,Masters colora tutta la raccolta di una vena di tristezza e di rimpianto,calcando la mano,senza però diventare monocorde,sulle occasioni mancate, sui tradimenti,sulle morti violente.La pace della campagna e del fiume,da cui lo stesso Masters non riesce a staccarsi completamente,si rivelano quindi un'arma a doppio taglio,capace,com'è effettivamente nella realtà,di assicurare sì la pace bucolica ma nel contempo di nascondere e sotterrare un contrasto che è sempre pronto ad esplodere indubbiamente un capolavoro della letteratura moderna,un capolavoro, come si capisce anche dalla forma sciolta,istintivo,frutto di brevi intuizioni che lo stesso Masters non è più riuscito a raccogliere negli anni successivi alla pubblicazione.
Sono 246 epitaffi delle persone che sono vissute accanto allo Spoon River...Mi chiedo se i morti potessero parlare cosa direbbero? Senza più veli né ipocrisie,senza il conformismo e il bigottismo che pervade l’esistenza terrena,essi direbbero,né più né meno,semplicemente La Verità.Questo deve essersi chiesto Edgar Lee Masters mentre scriveva l’Antologia di Spoon River.La verità si erge dunque imperiosa dalla coltre di polvere alimentata,come un focolaio dal vento,dalle mille dolenti voci che giungono dal regno delle ombre.Essa assume talvolta il tono pacato della rassegnazione,delle speranze fallite,quella dell’astiosa vendetta o dell’inutile richiesta di perdono o ancora quella dell’amore incompreso e dell’ammonimento a vivere la vita semplicemente.Leggendo verrebbe da pensare a un’opera come la commedia dantesca,in realtà non si tratta qui del viaggio di un vivo nel regno delle ombre,ma sono i morti che “riaffiorano” cercando qualcuno
disposto ad ascoltarli.Ogni poesia è infatti un epitaffio che porta il nome e la storia di un uomo o di una donna.L’epopea dei trapassati che riposano sotto le lapidi di una collina di un piccolo villaggio americano assurge così a simbolo e valenza di una universale condizione umana..Nel leggere(almeno per me)si è subito presi dal vortice della narrazione del protagonista al punto che non si resiste alla tentazione di sfogliare avanti e indietro le pagine di questo libro alla ricerca di una frase,di un rigo che contenga un’intuizione illuminante,quasi come un viandante che si aggira inquieto tra le lapidi della collina.
Non tutti forse sanno che il primo a portare L'Antologia in Italia fù Cesare Pavese che dopo aver fatto conoscere nel 1943 alla giovane scrittrice Fernanda Pivano le celebri poesie di Edgar lee Masters rimase folgorata da questi versi al punto che Fernanda cominciò a tradurli quasi di nascosto...Un giorno però Pavese scopri il manoscritto e convinse l'editore Einaudi a pubblicarlo,per superare la censura del Ministero della cultura Popolare il titolo fù cambiato in antologia di San.River spacciando la raccolta per una raccolta di un uno sconosciuto san River...il libro venne pubblicato ma pochi giorni dopo venne cmq sequestrato...della serie neppure un finto Santo riuscì a beffare la censura..
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