Ancor peggio della convinzione del no,
l’incertezza del forse è la disillusione di un”quasi”.
E’ il quasi che mi disturba, che mi intristisce,
che mi ammazza portando tutto quello che poteva essere stato e non è stato.
Chi ha quasi vinto gioca ancora,
Chi è quasi passato studia ancora,
Chi è quasi morto è vivo,
Chi ha quasi amato non ha amato.
Basta pensare alle opportunità che sono scappate tra le dita,
alle opportunità che si perdono per paura,
alle idee che non usciranno mai dalla carta
per questa maledetta mania di vivere in autunno.
Mi chiedo, a volte, cosa ci porta a scegliere una vita piatta;
o meglio, non mi chiedo, contesto.
La risposta la so a memoria,
è stampata nella distanza e freddezza dei sorrisi,
nella debolezza degli abbracci,
nell’indifferenza dei “buongiorno” quasi sussurrati.
Avanza vigliaccheria e manca coraggio perfino per essere felice.
La passione brucia, l’amore fa impazzire, il desiderio tradisce.
Forse questi possono essere motivi per decidere tra allegria e dolore, sentire il niente, ma non lo sono.
Se la virtù stesse proprio nei mezzi termini, il mare non avrebbe le onde, i giorni sarebbero nuvolosi
e l’arcobaleno in toni di grigio.
Il niente non illumina, non ispira, non affligge, nè calma,
amplia solamente il vuoto che ognuno porta dentro di sè.
Non è che la fede muova le montagne,
nè che tutte le stelle siano raggiungibili,
per le cose che non possono essere cambiate
ci resta solamente la pazienza,
però, preferire la sconfitta anticipata al dubbio della vittoria
è sprecare l’opportunità di meritare.
Per gli errori esiste perdono; per gli insuccessi, opportunità;
per gli amori impossibili, tempo.
A niente serve assediare un cuore vuoto o risparmiare l’anima.
Un romanzo la cui fine è istantanea o indolore non è un romanzo.
Non lasciare che la nostalgia soffochi, che la routine ti abitui,
che la paura ti impedisca di tentare.
Dubita del destino e credi a te stesso.
Spreca più ore realizzando piuttosto che sognando,
facendo piuttosto che pianificando, vivendo piuttosto che aspettando
perchè, già che chi quasi muore è vivo,
chi quasi vive è già morto!!!
Luís Fernando Verissimo (Porto Alegre, 26 settembre 1936) è uno scrittore e giornalista brasiliano, figlio dello scrittore Érico Veríssimo. È anche un ottimo musicista, appassionato di sassofono.
Nato a Porto Alegre, RS, Brasile, ha vissuto parte dell' infanzia e adolescenza negli USA con la famiglia. In questo periodo, si mise a studiare jazz e sviluppò anche la passione per la musica, in particolar modo il sax.Tornato in Brasile, nel 1973 comincia a pubblicare i primi racconti. Dal 1982 ha una pagina riservata sul settimanale brasiliano Veja. È del 1988 il suo primo romanzo O Jardim do Diabo.Nel 1995 crea con l'amico contrabbassista Jorge Gerhardt, il gruppo musicale Jazz 6. Nel 2003un repostage lo ha qualificato come "lo scrittore che vende di più in Brasile.".
Nel 2006, a settant'anni, Verissimo è consacrato dall'opinione pubblica come uno dei maggiori scrittori brasiliani contemporanei, dopo i 5 milioni di copie di libri vendute.
3 giu 2011
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3 commenti:
Interessante...ha condensato in uno scritto unico tutto cio' che io credevo avesse bisogno di un'enciclopedia per essere narrato! Grazie per la condivisione
Grazie a te,è tanto tempo che ho abbandonato questo blog e fa piacere vedere che c'è sempre qualcuno che passa di qua....
Stupendo. L'ho apprezzata in radio questa mattina. Ora l'ho riletta piano piano. Soffermandomi sulle parole e le frasi, apprezzando la mia esperienza di vita...quasi...
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