Nel millenovecentottanta uscì il singolo “Una Storia Sbagliata”di Fabrizio De Andrè dedicato a Pier Paolo Pasolini, il cui tema portante era proprio la brutale morte dell’artista.Questa canzone non è mai stata pubblicata su alcun album,è possibile reperirla solo nel cofanetto "Fabrizio De Andrè" che dovrebbe contenere l'opera omnia..Come dicevo uscì nel 1980 su 45 giri, il lato b era un'altra canzone inedita di De Andrè che si intitolava "Titti" (se qualcuno di voi ce l'ha si faccia vivo).Non si può negare che delle molte cose che sono riuscite bene al cantautore genovese nel corso della propria carriera è stata proprio quella di trovare le parole giuste per parlare di ogni cosa.Avvenne lo stesso anche per quanto riguarda la tragica morte di Pasolini, alla quale i versi di Fabrizio De Andrè non possono far altro che rendere giustizia.La morte del grande regista e scrittore novecentesco è stata davvero “una storia sbagliata”....Pasolini è stato ucciso dal mondo delle periferie romane che erano state sviscerate,analizzate, ricostruite minuziosamente dai suoi film e dai suoi libri. La sua morte potrebbe essere un racconto non scritto, l’epilogo di un ultimo libro che non ha trovato spazio fra le opere cartacee di Pasolini: la storia della sua vita, del suo dolore, della sua condizione d’intellettuale discriminato, incompreso, solo,e la sua fine che lascia tanti lati oscuri e tanti dubbi....
Il testo della canzone reca una traccia chiara di questi dubbi... infatti,non sarà un caso se De Andrè canta di “una storia mica male insabbiata” e di “una storia da non raccontare”. E c’è un altro riferimento: quello all’eventualità di un movente politico: “è una storia vestita di nero”Questa canzone è una serie di impressioni sul tempo di quella notte e su quello di una vita intera, macchiata da quell’onta indelebile dell’omosessualità. E così che De Andrè racconta di “una storia di periferia”, di “una storia da una botta e via”, di una “storia diversa per gente normale”, e di una “storia comune per gente speciale”. Una serie di pennellate che sfiorano anche quel “fiume di inchiostro” nel quale la storia terminò, trasformandosi per questo, diceva il cantautore, in un succulento boccone per le riviste patinate da leggersi dal parrucchiere.
Cosa aggiungere sapete che De Andrè è il mio cantante italiano preferito e Pasolini il mio scrittore italiano del dopoguerra preferito,ragion per cui dopo questa riflessione vorrei far parlare direttamente De Andrè con il suo pezzo:
UNA STORIA SBAGLIATA
E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
e' una storia sbagliata.
Comincio' con la luna sul posto
e fini' con un fiume d'inchiostro
e' una storia un poco scontata
e' una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E' una storia di periferia
e' una storia da una botta e via
e' una storia sconclusionata
una storia sbagliata.
Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata.
Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E' una storia vestita di nero
e' una storia da basso impero
e' una storia mica male insabbiata
e' una storia sbagliata.
E' una storia da carabinieri
e' una storia per parrucchieri
e' una storia un po' sputtanata
o e' una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Per il segno che c'e' rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere piu' come e' andata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata.
L'INTERVISTA A FABRIZIO DE ANDRE':
È una canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta da Franco Biancacci, a quel tempo a Rai Due, come sigla di due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e di Wilma Montesi. In quel tempo, se non ricordo male, stavo cominciando a scrivere con Massimo Bubola l'ellepì che fu fu chiamato L'indiano (quello per intenderci che ha come copertina quel quadro di Remington che rappresenta un indiano a cavallo). E così gli ho chiesto di collaborare anche a questo lavoro. Ricordo che decidemmo tout-court di fare la canzone su Pasolini, e non tanto perché non ci importasse niente della morte della povera Montesi, ma per il fatto che a noi che scrivevamo canzoni, come credo d'altra parte a tutti coloro che si sentivano in qualche misura legati al mondo della letteratura e dello spettacolo, la morte di Pasolini ci aveva resi quasi come orfani. Ne avevamo vissuto la scomparsa come un grave lutto, quasi come se ci fosse mancato un parente stretto. Nella canzone comunque esiste una traccia di questa ambivalenza, cioè del fatto che ci si riferisce a due decessi e non ad uno solo. E lo si capisce nell'inciso quando canto: "Cos'altro vi serve da queste vita / ora che il cielo al centro le ha colpite".
Come nasce una canzone? Direi che buona parte del senso e del valore della canzone sta prima di tutto nel suo titolo, cioè Una storia sbagliata, vale a dire una storia che non sarebbe dovuta accadere. Nel senso che in un clima di normale civiltà una storia del genere non dovrebbe succedere. E poi mi pare ci siano altri due versi che a mio parere spiegano meglio di altri il senso della canzone: "Storia diversa per gente normale / storia comune per gente speciale". Laddove per "normale" si deve intendere mediocre e poco civilizzato e per "speciale" normalmente, civilmente abituato a convivere con la cosiddetta diversità. Mi spiego meglio: per una persona matura e civile direi che è assolutamente normale che un omosessuale faccia la corte ad un suo simile dello stesso sesso. E assolutamente normale anche che se ne innamori. Dovrebbe esserlo anche per il corteggiato eterosessuale che mille modi ha di difendersi senza ricorrere alla violenza. Purtroppo la cultura maschilista e intollerante di un passato ancora troppo recente, ed allora ancora più recente di quanto non lo sia adesso, e che definirei un passato ancora recidivo, ha fatto credere alla maggioranza che il termine normalità debba coincidere necessariamente con il termine intolleranza. Ecco, un altro aspetto tragico che abbiamo voluto sottolineare nella canzone per la morte di Pasolini è quello legato ad una moda purtroppo ancora adesso corrente, e che si ricollega anche lei al clima di ignoranza e di caccia al diverso. E cioè il fatto che della morte di un grande uomo di pensiero sia stata fatta praticamente carne di porco da sbattere sul banco di macelleria dei settimanali spazzatura e non solo di quelli. Il verso "È una storia per parrucchieri" vuol dire che è una storia che purtroppo la si leggeva allora e ogni tanto la si legge ancora oggi sulle riviste equivoche mentre si aspetta di farsi fare la barba oppure la permanente. Questo è un po' in generale il senso della canzone. [In Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 61-63]
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