La notizia del giorno è l'arrestato del boss dei casalesi Iovine
Proprio manna dal cielo per il nostro caro ministro Maroni....Mi viene quasi voglia di ridere :-D
Ma che combinazione ...neanche a farlo apposta!!!! Riflettendo bene mi viene da pensare che questi arresti a orologeria confermano sempre più una mia tesi,che non si discosta molto dalle parole di Saviano, ovvero che ci sia un evidente scambio di favori tra stato e mafia. Uno ottiene una buona visibilità (cosa c'è di meglio di depennare una lista di 30 latitanti vip), l'altra fa "pulizia" interna, innescando quella lotta tra mafia del sud e del nord, che Saviano ha fatto bene a evidenziare, e che sta portando a una nuova gerarchia criminale. Insomma, io ti do lustro in tv, tu mi togli in maniera pulita dalle scatole chi intralcia l'ascesa dei nuovi boss del nord......
Poi mi posso sbagliare magari probabilmente la coincidenza Saviano è solo coincidenza,ma non è coincidenza che Provenzano abbia vissuto anche lui per vent'anni in latitanza a 30 metri da casa. Perchè uno s'immagina che uno che latita se ne stia in qualche paese lontano, in Sudamerica per esempio, ché Hammamet ormai è sputtanata anche per quelli che scappano,invece no,anche Iovine se ne stava acquattato in un’ intercapedine ricavata in una villetta: proprio in uno di quei bunker caserecci che ci ha raccontato Saviano l'altra sera ( quelli seri li fanno solo a villa certosa e dintorni a spese dello stato, cioè nostre ).14 anni per arrestare uno che faceva il latitante a casa sua, manco fosse Bin Laden. E, caso strano l'arresto c'è stato proprio nel bel mezzo della polemica fra Saviano e il ministro dell'interno a proposito delle infiltrazioni mafiose al nord. A distanza di pochissime ore dalla trasmissione di Fazio in cui Saviano ha spiegato in maniera dettagliata le collusioni fra politica e mafia hanno preso Iovane.... E allora non è coincidenza che il giorno dell'elezioni ci sia un allarme bomba sull'aereo di Berlusconi?Non è una coincidenza che ogni volta che si parla di Mafia "se non sbaglio pure quando Silvio ebbe da ridire di Saviano" dopo qualche giorno viene arrestato un latitante...Non è coincidenza che chi si mette in prima persona sotto il bersaglio delle varie camorre e mafie, cioè i magistrati, vengano ogni momento delegittimati da chi ora si vanta (lo hanno fatto loro di prima persona ??) del giusto ottimo risultato.
Poi avete visto la foto?
Ci mostrano un uomo sorridente, per nulla contrariato e spaventato circondato da poliziotti a viso scoperto che sorridono anche loro: evidentemente non hanno nulla da temere a differenza di altre occasioni che tutti ricordiamo dove i volti delle forze dell'ordine erano giustamente nascosti, piu' che l'arresto di un pericoloso latitante sembra l'uscita dalla casa di uno qualunque dei partecipanti al grande fratello.A pensar male si fa peccato, ma a pensare che tutti gli italiani siano degli emeriti coglioni non ci si fa mica un figurone.
Riporto un pezzo dal sito web dell'unità:
Quello che Maroni non vede
di Claudia Fusani
Le mafie stanno benissimo, sono la prima azienda del paese, fattura- no tra i 120 e i 140 miliardi di euro l’anno e hanno un utile che sfiora i 70 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti e alcune spesucce per mantenere famiglie e clan in difficoltà, magari perché i capi sono arrestati,e relative spese legali. Le mafie non conoscono crisi, anzi, grazie alla loro liquidità hanno aumentato la capacità di infiltrazione nell’economia legale sempre più schiacciata, invece, dalla crisi. Le mafie, e più di tutte la ’ndrangheta che si caratterizza per un «sempre maggiore potenziale militare», hanno occupato il nord e ne condizionano la vita economica e sociale.
L’ALLARME
È sconsolatamente sempre più allarmante il quadro tracciato dalla Relazione della Divisione Investigativa antimafia relativa al primo semestre 2010. Il volume di 464 pagine piene di dati, tabelle e statistiche arriva in Parlamento nel mezzo della durissima polemica tra lo scrittore Roberto Saviano («La ’ndrangheta al nord interloquisce con la Lega») e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Mai nella Relazione della Dia viene indicata la Lega o il consigliere regionale del Carroccio fotografato con Pino Neri, boss della ’ndrangheta. Ma più volte nei vari capitoli si insiste «sulla consolida- ta presenza in alcune aree provinciali della Lombardia, soprattutto Mila- no e il suo hinterland, di sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta che hanno influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi». Le inchieste Crimine, Parco sud e Cerberus, con più di trecento arresti tra Lombardia e Calabria, hanno dimostrato il «coinvolgimento di alcuni personaggi, pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede ad impegni assunti con componenti organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti ed asse- stato oblique vicende amministrative».
MILANO COME REGGIO CALABRIA
Leggere la relazione è come avere davanti il grande schermo illuminato con cui Saviano l’altra sera si aiutava nella spiegazione. Nuove filiazioni delle ‘ndrine Barbaro-Papalia di Platì «sono presenti nella zona sud-ovest del capoluogo lombardo ed è sempre maggiore la loro capacità militare e di assoggettamento ambientale». Gli arresti del vicepresidente di una società per azioni, di un ex sindaco di Trezzano sul Naviglio, vertice pro tempore del consiglio di amministrazione di aziende pubbliche del settore della tutela e gestione delle risorse idriche dell’area milanese, di un componente del consiglio comunale e di un geometra dello stesso comune raccontano «i legami sempre più forti tra imprenditori ed amministratori realizzati dai nuovi vertici criminali».
GLI APPALTI
Le ‘ndrine lombarde, autonome ma sempre legate alla casa madre calabrese, si muovono cercando «consenso» o puntando «sull’assoggettamento», tattiche che «da una parte trascinano i sodalizi nelle attività produttive, dall’altro li collegano con ignari settori della pubblica amministrazione che ne possono favori- re i disegni economici». Nasce così, e si consolida, «la mafia imprenditrice calabrese» che con «propri e sfuggenti cartelli d’imprese» si infiltra nel «sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti del- l’edilizia privata», soprattutto nelle opere di urbanizzazione. Il condizionamento ambientale è «fortissimo». Il ventre molle è sempre di più il settore degli appalti le cui tradizionali dinamiche sono modificate da «nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione: il ricorso al massimo ribasso nelle gare d’appalto e i tempi sempre più ristretti per la conclusione delle opere». Prezzi bassi e velocità di esecuzione: sono queste le armi delle ‘ndrine che crescono soprattutto a MIlano e nel suo hinterland. In questo modo «crescono i capitali illeciti nel sistema legale e si creano basi sempre più sicure per ulteriori imprese criminali».
L’EXPO 2015
Un’analisi spietata da cui nasce un allarme specifico per Expo 2015. «E’ auspicabile - si legge - un razionale programma di prevenzione che coinvolga non solo le autorità deputate alla vigilanza ma anche tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nella filiera per individuare per tempo criticità o anomalie». Ciclo degli inerti, cantieristica, logistica collegata, manodopera e bonifiche ambientali.
PERICOLO ‘NDRINE
Le ‘ndrine calabresi sono le più aggressive fuori dalla Calabria. La camorra è rigogliosa nei bilanci e nei numeri: 39 clan e 6 gruppi minori a Napoli città; 41 clan e 14 gruppi minori in provincia; 6 clan e cinque gruppi minori nella provincia di Benevento; quattro nell’avellinese e 13 nel salernitano. Nel casertano prosperano i casalesi che controllano dieci gruppi e ne hanno altre nove affiliati. Una spektra dedicata ad usura («sempre più sommersa e nei dati paradossalmente in diminuzione»), spaccio e rifiuti. Cosa Nostra può sembrare in crisi come modello organizzativo ma è sempre più infiltrata nell’economia e nell’impresa. E il capo, Matteo Messina Denaro, «è protetto da un network strutturato le cui comunicazioni sono gestite con regole ferree».
La tua firma per Saviano
Il Giornale fa partire una campagna contro l'autore di Gomorra "che dà del mafioso al Nord". Noi non ci stiamo. Difendiamo tutti insieme lo scrittore. Dopo le critiche del ministro Maroni, puntuale è partito il battage di Vittorio Feltri contro "il predicatore star", ovvero un uomo che vive sotto scorta ed è stato condannato a morte dalla camorra. Non lasciamolo solo.
FIRMA ANCHE TU: io sto con Saviano.
provenzano fu arrestato il giorno delle elezioni...ma anche altri episodi inquietano...elez pres repubbl, attentato al papa. Per fortuna li ho dimenticati quasi tutti ma erano tanti
RispondiEliminaBuongiorno Sario e buona domenica,grazie del commento...Sì hai ragione,ci sono tanti altri casi che si dimenticano presto però non può essere solo casualità..qui c'è dietro una strategia mirata....E pure questo di Iovane lo dimoastra..
RispondiEliminaEmanuele