Dopo il grande successo di questo libro con seguente film..non potevo sottrarmi da questa lettura,
Che dire,a me è piaciuto....Magari non è un capolavoro,come dice qualcuno... infatti a essere onesto qualcosina di più me l'aspettavo...ma in un paese che è un deserto culturale,una voce come questa è acqua fresca e pulita... Dal punto di vista stilistico non è il massimo,la narrazione è un po' rigida e sistematica (la prova provata che Giordano resta pur sempre un fisico,quindi, vista la carriera di studi dell’autore, non deve sembrare strano nè il titolo, nè la grossa fetta che egli ritaglia per la matematica in quest’opera con la testa immersa nei numeri) ma la si può apprezzare.E certamente non mette in ombra i suoi pregi.Interessanti i riferimenti al mondo scientifico (e lo dice uno che ignora sistematicamente l'esistenza della matematica): un modo originale e tutto personale di comunicazione letteraria.A ben vedere, è proprio questo freddo e neutro punto di vista "scientifico" che mette l'autore al riparo da eccessivi pietismi...
Credo pure che la scrittura di Giordano abbia il dono di superare la storia che racconta per diventare poesia dei sentimenti, da quelli più nascosti a quelli universali. E’ per questo che la sua lettura provoca in noi un processo di immedesimazione che ci fa vivere in prima persona la vita di personaggi che non potrebbero essere più lontani da noi se visti solamente dal punto di vista delle vicende della loro vita. Il suo linguaggio è tagliente come una lama ed è il suo linguaggio che ci incanta e ci fa entrare immediatamente nell’animo di Mattia e Alice. Ho letto sentito pure molte critiche a questo romanzo,c’è chi si aspettava un finale diverso,un lieto fine forse,c’è chi lo ha trovato angosciante o addirittura una speculazione sul tema del dolore,questo per dire quanto un libro/film possa suscitare reazioni differenti a seconda delle aspettative del lettore, ma anche per segnalare un esercito di critici a priori,le cui esternazioni di certo non le prendo in considerazione come non prendo chi grida al capolavoro...adesso che l'ho letto ho la mia opinione,ho sempre creduto che un buon scrittore è colui che sa raccontarlo coinvolgendo il lettore,attirandolo a se fino a farlo entrare nel libro con il quale diventa un corpo unico nel quale il cuore batte all’unisono con quello dello scrittore e dei personaggi. Per questo motivo secondo me “La solitudine dei numeri primi”, pur non essendo ancora un’opera matura dal punto di vista stilistico, è un buon libro........
TRAMA:
Il romanzo racconta la storia di due ragazzi torinesi torinesi, Alice Della Rocca e Mattia Balossino, le cui vite vengono fortemente disturbate da ricordi di vicende accadute nella loro infanzia, fatti penosi capaci di creare in loro delle vere e proprie scissioni psichiche.Alice in alcune scene compare dapprima come una bambina di sette anni che, pur restando indifferente allo sport dello sci e non mostrando alcuna predisposizione per l'agonismo in generale, viene sollecitata dal padre a impegnarsi in quella attività, che il genitore considera educativa nonché una forma simbolica di rafforzamento dell'immagine familiare più legata al sociale perché il suo è un investimento di risorse per il bene della figlia.Una mattina, Alice, sempre più scontenta per quel tipo di forzatura a socializzare e appagare il genitore, si auto-emargina dal resto dei suoi compagni e poi, tra la nebbia, nel tentativo di tornare nel punto di ritrovo, finisce in un precipizio rimanendo gravemente ferita. La ragazza rimarrà menomata per tutta la vita, ma troverà nell'arte fotografica un riscatto importante.
Mattia è un bambino abile e razionale, al contrario della sorella gemella Michela che invece è psicolabile, gravemente affetta da una forma di psicosi neurologica; il ragazzo viene emarginato dai suoi vili coetanei per via della sua sorella malata.Mattia vive dunque parte della propria infanzia in isolamento: poi, un giorno, per poter essere presente senza ansie alla festa di compleanno di un compagno di classe, lascia la sorella, di cui si vergogna, in un parco, pensando di andarla a riprendere al ritorno, ma finita la festa e ripassato dal parco non la ritroverà più; Michela risulterà poi annegata nel fiume vicino.Questi accadimenti marcano profondamente la psiche dei due ragazzi.Quando da adolescenti si ritrovano tra le aule di scuola, capiscono subito che entrambi hanno avuto un'infanzia molto problematica; crescendo, però, le loro condizioni s'intessono positivamente, creando inaspettatamente un tessuto d'amore solidale tra i due.I due si separano per molti anni, e sarà una combinazione di eventi a ricollegarli, facendogli provare emozioni inedite e la bellezza del raccontare ciò che sentivano l'uno per l'altro durante l'assenza. Alice e Mattia affrontano quindi la formula esistenziale che caratterizza le loro realtà: due numeri primi possono restare quasi accostati, comunicare, trasmettere emozioni e sentimenti, vivere diversamente da molti altri numeri primi, in virtù della minima differenza: del 2?
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